Chi vota è cojone

l'inganno della politica al servizio dei banchieri

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  1. terror3vor
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    CITAZIONE (Bankster887 @ 30/6/2010, 16:09)
    Votare per come è la situazione attuale è un atto antidemocratico..
    Quì ci vuole un colpo di Stato.. :)

    Un colpo secco però...

    Non è un fatto di rappresentanti validi.
    Semplicemente non ho intenzione di delegare le mie facoltà intellettive ad un altra persona, ho un cervello per pensare, una bocca per esprimere ciò che penso ed ho pure due braccia da alzare per richiamare l'attenzione, più di così...

    Il sistema politico è nato marcio, inutile cercare di tenerlo in vita; propongo l'eutanasia.

    :ph34r:
     
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  2. ¢hriS
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    CITAZIONE (Bankster887 @ 30/6/2010, 16:09)
    Quì ci vuole un colpo di Stato.. :)

    Mettiamo che tu faccia il colpo di Stato, ovviamente in soccorso del governo decaduto arriveranno eserciti da tutto il mondo o quasi :S
     
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  3. renzo
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    Coi rimborsi elettorali per ogni voto il partito che è stato votato si prende un euro: un euro = un voto!
     
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  4. tridenx
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    CITAZIONE (Bankster887 @ 30/6/2010, 16:09)
    Votare per come è la situazione attuale è un atto antidemocratico..
    Quì ci vuole un colpo di Stato.. :)

    Il colpo di stato c'è già stato !!! :(
     
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  5. Alexbix
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    devo ammettere che sono stato vittima del lavaggio mentale mediatico ultimamente, quindi ringrazio tutti per avermi fatto riprendere coscienza della realtà.
    Io che ho predicato per mari e per monti la manipolazione psicologica, io che per più di 10 anni non ho votato perchè sfiduciato del sistema, io che ho implorato la gente di non stare a sentire quello che dicevano i politici, mi sono ritrovato ad esserne una vittima.

    Anche Internet è pericoloso, la propaganda politica sul web è ancora più pericolosa di quella in tv, ma ringrazio tutti voi per avermi fatto rinsavire, e porgo le mie scuse per aver portato avanti una sorta di battaglia che non ha ne capo ne coda, grazie e scusatemi, questa volta me l'avevano quasi fatta!

    p.s. la lontananza dal web, dalla tv, e sopratutto le vostre parole, mi hanno salvato facendomi riflettere abbastanza questo ultimo periodo di assenza forzata dal web, grazie ancora! ^_^
     
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  6. karlrex
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    In sintesi Stefano Salvi ribadisce il concetto con augurio finale per i votanti :biggrin2.gif: guardate tutte le parti se potete
     
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  7. Bankster887
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    CITAZIONE (tridenx @ 3/7/2010, 11:02)
    CITAZIONE (Bankster887 @ 30/6/2010, 16:09)
    Votare per come è la situazione attuale è un atto antidemocratico..
    Quì ci vuole un colpo di Stato.. :)

    Il colpo di stato c'è già stato !!! :(

    Allora facciamo un contro colpo di Stato... xDDDDD
     
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  8. B3ST14
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    mai votato in vita mia.... non credo a queste farse :)
     
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  9. Bankster887
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    Sono ORGOGLIOSO di non votare!!!!!

    CITAZIONE (B3ST14 @ 14/7/2010, 22:26)
    mai votato in vita mia.... non credo a queste farse :)

    grandissimo!!!!!!!
     
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  10. karlrex
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    Al di là delle puttanate che ci fanno credere con i mezzi di (dis)informazione, ancor più per dividerci, l'unica cosa reale di questo articolo è proprio il titolo e ricordatevi che nessuno senza finanziamenti e "clientela" arriva o puo' pensare di farsi eleggere(democazzia)!Basta con il pensare che esiste altro se non la vecchia oligarchia dell'ancien régime trasformatasi soltanto per forma in istituzione apparentemente legata al voto(che come visto nn vale un cazzo e puo' essere manipolato sia a monte che a valle)!Non lasciarsi accecare dal fumo usate l'olfatto che la merda come la prendi e prendi puzza sempre!
    qui l'articolo del corriere:

    Una banca vale più degli elettori? Non è facile capire la logica che ha spinto Denis Verdini a dimettersi da presidente della Banca del Credito Cooperativo Fiorentino, e a non lasciare la carica di coordinatore del Pdl. È come se si sentisse più responsabile nei confronti degli azionisti che degli elettori; o comunque ritenesse i primi più severi e temibili dei secondi. Ma la sua scelta non può non lasciare interdetti. Se ritiene che la magistratura lo abbia indagato ingiustamente, è comprensibile la resistenza alle richieste dell’opposizione e della minoranza di Fini. Nel momento però in cui getta la spugna come banchiere, non si comprende perché ritenga di poterla tenere in mano da dirigente politico. Si tratta di un cortocircuito fra sfera pubblica e privata che finisce per privilegiare la seconda; e per offrire agli elettori del centrodestra un’immagine sghemba di un loro rappresentante. Non si tratta di accreditare un suo coinvolgimento nei fatti dei quali viene sospettato; né di assecondare sentenze preventive; né, ancora, di sottovalutare gli aspetti strumentali degli attacchi di cui è destinatario: sono anche pezzi della faida nel Pdl in atto da mesi. Ma nello stesso tempo è difficile liquidare la questione sostenendo semplicemente di credere a Verdini, alle sue assicurazioni di non avere commesso nulla di illegale. Questa tesi, esposta ieri ad esempio dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa per puntellare il «no» alle dimissioni dall’incarico nel Pdl, è un segno di amicizia e di solidarietà fra coordinatori. Eppure rischia di apparire anche la dimostrazione di un’incomprensione, e di una involontaria mancanza di rispetto per l’elettorato: soprattutto dopo la decisione di Verdini di lasciare la banca per motivi di opportunità. A questo punto, la stessa preoccupazione dovrebbe suggerire un passo indietro dal vertice del partito. Certo non è facile, in un momento in cui la rissa fra berlusconiani e finiani ha imboccato un tornante pericoloso e probabilmente senza ritorno. L’esigenza di tenere unite le forze nel conflitto dentro il Pdl fa apparire anche la scelta più ragionevole come un gesto di debolezza, di cedimento alle ragioni nemiche. Il risultato è un irrigidimento, quasi un arroccamento su posizioni che a prima vista sono obbligate; ma alla lunga potrebbero rivelarsi imprudenti. Anche perché in politica le contraddizioni hanno un prezzo. E più a lungo vengono eluse, più si prendono una rivincita rapidissima nelle sue conseguenze. Un elettore non chiede o suggerisce, come un consiglio di amministrazione, di uscire di scena in attesa magari di tempi migliori. È più indifeso, e forse disposto a dare credito alla persona ed allo schieramento che ha votato e contribuito a portare in Parlamento. Proprio per questo merita una considerazione se non superiore, uguale a quella verso una banca. Massimo Franco 27 luglio 2010] Una banca vale più degli elettori?

    Non è facile capire la logica che ha spinto Denis Verdini a dimettersi da presidente della Banca del Credito Cooperativo Fiorentino, e a non lasciare la carica di coordinatore del Pdl. È come se si sentisse più responsabile nei confronti degli azionisti che degli elettori; o comunque ritenesse i primi più severi e temibili dei secondi. Ma la sua scelta non può non lasciare interdetti. Se ritiene che la magistratura lo abbia indagato ingiustamente, è comprensibile la resistenza alle richieste dell’opposizione e della minoranza di Fini.

    Nel momento però in cui getta la spugna come banchiere, non si comprende perché ritenga di poterla tenere in mano da dirigente politico. Si tratta di un cortocircuito fra sfera pubblica e privata che finisce per privilegiare la seconda; e per offrire agli elettori del centrodestra un’immagine sghemba di un loro rappresentante. Non si tratta di accreditare un suo coinvolgimento nei fatti dei quali viene sospettato; né di assecondare sentenze preventive; né, ancora, di sottovalutare gli aspetti strumentali degli attacchi di cui è destinatario: sono anche pezzi della faida nel Pdl in atto da mesi. Ma nello stesso tempo è difficile liquidare la questione sostenendo semplicemente di credere a Verdini, alle sue assicurazioni di non avere commesso nulla di illegale.

    Questa tesi, esposta ieri ad esempio dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa per puntellare il «no» alle dimissioni dall’incarico nel Pdl, è un segno di amicizia e di solidarietà fra coordinatori. Eppure rischia di apparire anche la dimostrazione di un’incomprensione, e di una involontaria mancanza di rispetto per l’elettorato: soprattutto dopo la decisione di Verdini di lasciare la banca per motivi di opportunità. A questo punto, la stessa preoccupazione dovrebbe suggerire un passo indietro dal vertice del partito.

    Certo non è facile, in un momento in cui la rissa fra berlusconiani e finiani ha imboccato un tornante pericoloso e probabilmente senza ritorno. L’esigenza di tenere unite le forze nel conflitto dentro il Pdl fa apparire anche la scelta più ragionevole come un gesto di debolezza, di cedimento alle ragioni nemiche. Il risultato è un irrigidimento, quasi un arroccamento su posizioni che a prima vista sono obbligate; ma alla lunga potrebbero rivelarsi imprudenti.

    Anche perché in politica le contraddizioni hanno un prezzo. E più a lungo vengono eluse, più si prendono una rivincita rapidissima nelle sue conseguenze. Un elettore non chiede o suggerisce, come un consiglio di amministrazione, di uscire di scena in attesa magari di tempi migliori. È più indifeso, e forse disposto a dare credito alla persona ed allo schieramento che ha votato e contribuito a portare in Parlamento. Proprio per questo merita una considerazione se non superiore, uguale a quella verso una banca.

    Massimo Franco
    27 luglio 2010

    fonte: www.corriere.it/politica/nota/10_lu...44f02aabe.shtml

    Edited by karlrex - 28/7/2010, 07:44
     
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  11. karlrex
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    Già dalle prime cosidette libere elezioni del 1948 eravamo da secoli schiavi e cojoni con il contentino dell'inutile voto(gli interessi multinazionali grazie alla Cia cambio' i risultati elettorali), e tutt'ora per non voler vedere paghiamo il prezzo della nostra cojonissima schiavitù! Qui un doc originale di quegli anni a dimostrazione che non vi fu mai nè prima nè dopo vera democrazia ma interessi di Lobbies che nulla hanno a che fare con il popolo! Buona riflessione

     
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  12. karlrex
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    Se vogliamo fare davvero demagogia e continuare nell'illusione perchè vedere le cose ci farebbe sentire impotenti ,allora ripetiamoci all'infinito "Il mio voto" puo' cambiare le cose! Quando non c'è scelta è tutto vano, quando ti drogano di slogan e false ideologie e ti fanno consegnare a gente che fa gli interessi propri e dei loro "Clienti" la tua sovranità per una fittizia rappresentanza di un tuo "pensiero" che è unico e inalienabile facendoti credere e cojonandoti che questa è l'unica democrazia possibile allora è lì che perdi te stesso e sei uno schiavo che difende e sostiene il sistema.Qui un ulteriore prova di come il tuo voto(firme in questo caso per presentarsi alle elezioni, ma poco cambia ) non conta nulla in base ad una testimonianza recente da un interrogatorio di tal Pescino(in foto) davanti ad un P.M. I partiti primi "fantasmi" giuridici , con falsi ideali da svendere per ingabbiare le menti più deboli hanno come interesse quel poco potere per meglio servire e servirsi dei poteri forti "economico-finanziari-monetari" per speculare, dividere e indebitare i popoli e quando non ottengo i voti in seguito al lavaggio mentale , non c'è problema se li procurano in un mercato "secondario-clientelare" e il gioco è fatto.Chi ancora crede che debba esserci un'opposizione non ha capito quale è il vero POTERE.IL Popolo non ha mai contato un cazzo(le rivoluzioni nella storia l'hanno dimostrato) e sempre lì asservito e inebetito da false e raggirevoli pretesti etico-religio-perbeniste-pochistiche-sociali. Quando ci si sveglierà? anche a costo di dover mettere in discussione tutta la propria esistenza? Così non si cambierà se non vogliamo vedere e cambiare noi stessi! Spero che da quest'ulteriore notizia possiate rimettere tutto in discussione e fare davvero qualcosa(innanzitutto non presentatevi + a queste farse di seggi) e informate più persone possibili in modo che insieme si possa tornare esseri umani e non numero! Buona Lettura


    «Firme false ai partiti, c’è un vero mercato»
    10 marzo 2010
    | Matteo Indice
    Marco Menduni

    Il personaggio è di quelli che scottano. Controverso e «fascista» per sua stessa ammissione. Ma capace, come accadde già nel 2005 (e lo stabilirono i giudici) di falsare una competizione elettorale. Così come, attraverso i suoi esposti, di far decollare l’inchiesta sulla spartizione dei fondi comunitari in Regione. O, ancora, di far sequestrare discariche pericolose nel Tigullio, e di far cadere con i suoi attacchi l’ex sindaco di Rapallo Ezio Armando Capurro. Andrea Pescino, 63 anni, imprenditore e militante dell’ultradestra, denuncia di aver venduto settemila firme a partiti «in difficoltà». Le sue dichiarazioni saranno vagliate nelle prossime ore dalla Digos.

    L’incontro con Pescino avviene in due momenti diversi. Nel primo rivela di aver venduto le false certificazioni. E sentenzia: «L’estrema destra lo ha sempre fatto, in tutta Italia. È un modo per autofinanziarsi». Naturalmente senza esporsi in prima persona, ma con una serie di intermediazioni che convincono l’acquirente. Nel secondo confronto accetta di rispondere alle domande del Secolo XIX, I colloqui sono stati registrati.

    La prima domanda: anche stavolta Pescino ha venduto, consegnato o fatto consegnare dati anagrafici per produrre firme false? Risponde senza esitazioni: «Certamente sì, credo che ormai sia una regola invalsa da tutte le parti. Sta diventando quasi una professione, questa». Secondo interrogativo: quante firme ha dato e a quali formazioni? La replica è di nuovo netta: «Sulle quattro province la distribuzione è di circa settemila sottoscrizioni. E però so che altri soggetti in grado di gestire elenchi precedenti, o derivati da situazioni diverse, hanno fatto la stessa cosa. I gruppi che sono legati al candidato oggi presidente (Claudio Burlando), cioè quelli di centrosinistra, ne hanno avuto tra le 4 mila e le 4 mila 200». Ovviamente, la sua azione è stata bipartisan. Così almeno assicura. «Per il centrodestra, per l’area che sostiene Sandro Biasotti, sono state un migliaio in meno. Poi bisogna considerare che una cosa sono le firme consegnate, un’altra quelle davvero utilizzate, perché qualcuno poteva già aver ricavato elenchi da altri».

    Pescino rivela l’esistenza di un tariffario. «C’è una legge di mercato che governa queste cose, quindi è ovvio. Ci sono persone che fanno la “professione” dei candidati e compiono investimenti, per poi ricavarne dei benefici. E il prezzo è legato pure dall’interesse di chi le compra. L’esborso aumenta man mano che si avvicina il momento della presentazione delle liste». In questa tornata elettorale qual è stato, allora, il tornaconto economico? Pescino si ferma un attimo, riflette. Quindi chiarisce: «Intorno ai venti, venticinquemila euro, per quelle di cui sono a conoscenza io». L’altro quesito è relativo al modo in cui vengono recuperati i dati “sottobanco”. «Non è tanto difficile - prosegue -, le banche dati che conservino gli elementi fondamentali per una firma ce l’hanno i gestori di compagnie telefoniche e gli impiegati di alcuni uffici pubblici. E tutti quei soggetti che durante l’anno sono in giro a raccogliere firme per le più svariate ragioni, dalla casa di riposo di chissà chi, alla tutela del cane zoppo... è un sistema che funziona così da quando è iniziato l’obbligo di raccogliere le firme».

    Il racconto prosegue: «È ovvio che chi ha questi dati in mano si rende conto che li può utilizzare, che hanno un valore. Magari non sa che cosa farne ed è chiaro che si avvicini a chi sa come funzionano queste cose. Nel 2005 il caso esplose con grande risonanza mediatica, con alcuni nomi in evidenza tra cui il mio. Io so comunque dove recuperare gli elenchi e credo lo sappiano tanti altri. Poi c’è un profilo diverso, che emerse già nell’inchiesta di cinque anni fa». È relativo al “ritiro” delle liste dal mercato, un po’ come il sistema dei paparazzi e delle foto proibite: «Ci sono persone che comprano le liste perché non le utilizzino altri, per cassare dalla competizione concorrenti che potrebbero creare dei problemi. Quando all’epoca venne trasmesso un esposto nei miei confronti, per cui poi andai a giudizio, presentai denunce a carico di altri partiti che si erano mossi allo stesso modo».

    Dietro il bluff delle false firme sfoderate in passato, Pescino vuole adombrare un motivo “ideale”. «Noi lo facemmo per creare scandalo, per dimostrare come la procedura fosse e rimanga assurda».

    Sulla regolarità delle firme per Burlando il “presentatore”, Michele Bartolozzi, si dice «pronto a mettere la mano sul fuoco». La metterebbe per tutti gli altri partiti che sostengono la corsa dell’attuale governatore? «Io garantisco per le firme del Pd, ognuno si prende le sue responsabilità». Analoga la posizione di Roberto Levaggi, che ha consegnato le sottoscrizioni per il Pdl e Biasotti: «Io vengo dalla vecchia scuola Dc, che ci faceva raccogliere le firme in maniera militare. Su quelle del Popolo della Libertà non ho dubbi». E sulle altre formazioni del centrodestra? «Penso di sì, anche se ognuno risponde per se stesso».

    fonte: www.ilsecoloxix.it/p/genova/2010/03...e_partiti.shtml

    Edited by karlrex - 25/8/2010, 09:17
     
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  13. Zoh!
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    Non votare secondo me è molto sbagliato, significa rifiutare il diritto di voto, significa fare proprio ciò che vogliono. Bisogna andare a votare e magari annullare la scheda. Il dato sull'astensionismo più sono alti più aiutano i potenti. Almeno secondo me poi fate come vi pare.
     
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  14. karlrex
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    Astensionismo non è annullare la scheda, ma bensì non presentarsi manco davanti al seggio.informati bene e cmq mi sa che non hai letto il primo post di questo 3d se dici questo.
     
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  15. Zoh!
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    CITAZIONE (karlrex @ 12/9/2010, 07:13)
    Astensionismo non è annullare la scheda, ma bensì non presentarsi manco davanti al seggio.informati bene e cmq mi sa che non hai letto il primo post di questo 3d se dici questo.

    Io vorrei capire il motivo per cui se uno non è daccordo con voi, o non ha capito o non ha letto bene! Ho letto benissino e ribadisco il concetto, non votare significa rifiutare il diritto di voto, per partecipare alle elezioni ti presenti e annulli la scheda, almeno così eviterai di p******e in faccia a chi è morto anche per te, per farti avere la possibilità di votare. Che poi nel corso degli anni le cose siano cambiate il problema è serio e di natura molto diverso. Io non voto solo perchè in parlamento non c'è nessuno che meriti il mio voto, sulla base di quelle che sono le mie aspettative ideologiche. Come dici nel post il divide et impera, una roba simile, tu dici che l'ha inventato il sistema, io sono felice di tutto ciò, si chiama diversità è quel piccolo fattore, piccolo ma di vitale importanza, che dona un pò di colore al mondo, da quello che dite citando questa frase dovremmo avere tutti lo stesso pensiero, praticamente il mondo della noia, il mondo dell'appiattimento creativo, il mondo dei lobotomizzati che qualcuno da secoli persegue!
     
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50 replies since 25/6/2010, 19:02   4521 views
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