L' economia moderna ( disastri spiegati a "Report il 12/12/2010 )

I consumatori difettosi

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    La nostra economia basata sulla moneta debito sta distruggendo il pianeta. Ho scritto vari articoli su questo. Report incredibilmente ha fatto una puntata su questo argomento.
    Ve la ripropongo interamente.

    Frase da incorniciare al min. 4.40 : "Credo che anche un bambino di cinque anni capisca che questo non sia possibile! ( che non sia possibile ) Che una crescita infinita sia compatibile con un pianeta finito."

    CONSUMATORI DIFETTOSI
    Di Michele Buono e Piero Riccardi





    Un'automobile che viaggia. A bordo c'è solo il tachimetro che segna la velocità, e basta. Niente spie del carburante, dell'olio, nessun indicatore per segnalare una gomma bucata, un guasto del motore, uno sportello chiuso male. I passeggeri a bordo sono soddisfatti quando la velocità aumenta ma nessuno saprà mai che il viaggio finirà perché il carburante sarà esaurito o il motore si sarà fuso senza più olio. La nostra società viaggia allo stesso modo. Il Pil, il prodotto interno lordo, è l'unico indicatore che gli stati utilizzano per la contabilità nazionale. La ricchezza delle nazioni si misura calcolando solo tutte le attività dove c'è scambio di danaro. Tutto il resto non esiste: condivisione di saperi, volontariato, autoproduzione di beni. Se le persone si organizzano e condividono le proprie automobili, coltivano orti, fanno il pane a casa, o utilizzano software liberi per far funzionare i computer che altre persone hanno sviluppato e messo gratuitamente a disposizione, il Pil tutto questo e altro ancora non lo vede. Non fa niente che si sia prodotto benessere sociale, queste persone hanno consumato di meno e tanto basta per il calcolo del Pil. Queste famiglie vivono bene ma per il Pil non sono dei buoni consumatori e se l'indicatore non vede crescita delle merci e passaggi di danaro segnala che si sta diventando più poveri. Che l'attività economica intacchi beni comuni come la qualità dell'aria, delle acque, il territorio, le fonti energetiche non rinnovabili, la salute delle persone, la coesione sociale, non importa perché si misura solo ciò che cresce senza calcolare il magazzino che si esaurisce. E ciò che si esaurisce è il capitale umano e naturale sacrificato in nome dell'economia.


    MILENA GABANELLI IN STUDIO
    Cosa misura la ricchezza della nostra economia? un solo indicatore, la velocità...

    ALESSANDRO MARESCOTTI – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE PEACELINK
    Questo formaggio è pecorino locale ed è fuorilegge, contiene una quantità di diossina e poricluoro bifenili che supera di 3 volte i limiti di legge, se noi lo grattugiassimo sulla terra dovremmo poi bonificare.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    La diossina la produce l’attività industriale. L’economia cresce e contemporaneamente si distruggono dei beni.

    PIERO MOTTOLESE – EX OPERAIO ILVA TARANTO
    Guardate, guardate, guardate lì, guardate dell’acciaierie quella fuoriuscita a destra è l’altiforno, quello che danneggia il cocktail di tutti gli inquinanti che sono presenti nelle industrie.

    MICHELE BUONO
    Il prezzo che si è pagato?

    PIERO MOTTOLESE – EXOPERAIO ILVA TARANTO
    Non c’è famiglia che non ha problemi di familiari che sono morti di tumore.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Alcune persone si devono sacrificare per l’economia. L’economia deve crescere e per crescere si devono produrre e consumare molte merci.


    ZYGMUNT BAUMAN SOCIOLOGO
    Siamo una società di consumatori. Solo 50 anni fa eravamo una società di produttori. Non è più così. Adesso la nostra identità passa dal nostro ruolo di consumatori. Quando c'è una crisi economica i nostri leader ci informano che potremo uscire dalla depressione grazie all'attività di noi consumatori. Dai cittadini non si pretende più che contribuiscano alla formazione delle leggi. Adesso si pretende che cerchiamo le soluzioni nei negozi.

    MICHELE BUONO
    E chi non ce la fa a consumare sempre di più?

    ZYGMUNT BAUMAN SOCIOLOGO
    Viene tracciata una linea quella della povertà relativa nel punto in cui le persone non ce la fanno più a compiere il proprio dovere. E in questo caso si diventa dei consumatori difettosi!


    MICHELE BUONO VOCE FUORI CAMPO
    Da cittadini a consumatori e pure difettosi, come questi lavoratori, che prima di tutto sono consumatori e sono stati trasformati a loro volta in merce e gli hanno abbassato il prezzo. Non si riescono a vendere tutte le merci che si producono, da qualche parte l’economia deve crescere e allora si comprimono i salari. Si rompe la coesione sociale. Un altro bene che si distrugge. E allora tra economia che cresce e beni che si rompono, come li fa i conti uno stato per sapere quanto è ricco? A noi viene da pensare così: è come un’automobile che viaggia. La velocità che aumenta è l’economia che cresce, il carburante che va giù sono tutti i pezzi di natura che la crescita distrugge. Il livello dell’olio che si abbassa sono le persone che ci vanno di mezzo, quelle che si devono sacrificare per l’economia. Gli stati no, fanno in un altro modo, la propria ricchezza la misurano così: vedono solo la velocità, che deve aumentare sempre dipiù. E come si fa a sapere se si resterà a secco di carburante o si fonderà il motore? Semplice! Via la spia dell’olio! Via quella del carburante! E così l’automobile potrà correre per sempresenza che nessuno potrà fermarla, mai!

    MILENA GABANELLI IN STUDIO
    Il PIL non è né buono né cattivo, il limite è che della ricchezza della nostra economia misura solo la velocità della crescita.. Nessuna proiezione di quel che succederà a questi ritmi fra 50 anni. Marx, non Karl, ma Groucho diceva “perché devo preoccuparmi per i posteri , quando i posteri non si sono mai preoccupati per me”? Allora immaginiamo di vivere nel posto che ci piace tanto, dentro una casa molto confortevole con un bell’arredo, piena di comodità, dove uno fa pipì sotto al tavolo, un altro in un angolo del salotto, un terzo tiene il volume della televisione sempre altissimo, e nessuno vuota mai la pattumiera in cucina. Questa casa costruita per avere benessere alla fine diventa un inferno, perché nessuno si è limitato. Michele Buono e Piero Riccardi.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Se tutto sta qui sopra e qui dentro, chissà perché quando si conta la ricchezza si separa tutto? Le nostre vite da una parte, le risorse del pianeta dall’altra e le merci che produciamo come se esistessero da sole.

    SERGE LATOUCHE ECONOMISTA
    Credo che anche un bambino di cinque anni capisca che questo non sia possibile! Che una crescita infinita sia compatibile con un pianeta finito. Il problema è che gli economisti hanno costruito il loro mondo senza tener conto che la vita economica si svolge sulla terra. Mi spiego, non si può bruciare del petrolio nella propria vettura e pensare che il giorno dopo si possa trovare la stessa quantità. Le risorse del pianeta sono limitate, non si possono consumare al di là della capacità di rigenerazione della biosfera.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Londra. New Economics Foundation. E’ qui che è stato ideato l’”overshoot day”, il giorno in cui il nostro pianeta comincia a vivere a credito. Le risorse naturali sono il capitale e l’idea è quella di calcolare il consumo per anno rispetto alla capacità di rigenerarsi. Nel 2010 abbiamo esaurito il capitale il 21 agosto. A partire da quel giorno stiamo vivendo a credito. Nel 2008 il debito è cominciato a settembre, a ottobre nel 2006 e vent’anni prima ce la facevamo ad arrivare alla fine di dicembre.

    ANDREW SIMMS – ECONOMISTA NEW ECONOMICS FOUNDATION
    E visto che la data si anticipa sempre di più nell’anno significa che stiamo mettendo il nostro ecosistema sotto pressioni sempre maggiori e più continuiamo in questo modo più alto è il rischio che i sistemi vitali dai quali dipende la nostra sopravvivenza siano sotto sforzo e al limite del crollo.

    MICHELE BUONO
    Nel momento in cui entriamo nel debito ecologico è come quando uno stato inizia a stampare più denaro?

    ANDREW SIMMS – ECONOMISTA NEW ECONOMICS FOUNDATION
    Con la differenza che se il debito è con la natura, non esiste nessuno stato in grado di stampare altro denaro. Se mandiamo in fallimento gli ecosistemi sui quali poggia la nostra vita, non ci sarà un altro luogo a cui possiamo rivolgerci. Se tu gestisci un’attività senza avere un’idea precisa del flusso monetario, dei tuoi beni attivi o a quale livello si deprezzano, poi non ti devi meravigliare se la tua impresa va in fallimento.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Istat. Istituto Nazionale di Statistica. In questo palazzo si fanno i calcoli del prodotto interno lordo per contare la nostra ricchezza anno dopo anno.

    MICHELE BUONO
    Il PIL li calcola i beni naturali che la produzione distrugge?

    ENRICO GIOVANNINI – PRESIDENTE ISTAT
    No il PIL no.

    MICHELE BUONO
    Se non viene calcolato non è in contraddizione con i principi basilari della contabilità?

    ENRICO GIOVANNINI – PRESIDENTE ISTAT
    Concentrarci solo sui flussi, ad esempio il PIL, è sbagliato perché non capiamo i rischi che stiamo correndo.

    MICHELE BUONO VOCE FUORI CAMPO
    Il rischio di considerare un numero solo, buono per capire tutto. Quel numero vede solo i flussi – appunto - cioè il denaro che si muove, per esempio, per cementificare terreni agricoli senza una pianificazione. E allora da una parte c’è chi ci guadagna dalla speculazione, dall’altra chi deve solo comprare automobili e carburante per muoversi perché si è allargata la città.

    ENRICO GIOVANNINI – PRESIDENTE ISTAT
    Quello naturalmente entra nel prodotto interno lordo.

    MICHELE BUONO
    Come componente positiva?

    ENRICO GIOVANNINI – PRESIDENTE ISTAT
    Così come entrano gli affitti eventualmente pagati su quell’area edificata.

    MICHELE BUONO
    Come componente positiva?

    ENRICO GIOVANNINI – PRESIDENTE ISTAT
    Come componente positiva.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Quindi per la contabilità nazionale un’erosione disordinata di territorio è ricchezza perché è cresciuto il valore in soldi. Automobili e carburante sono sempre qualcosa che si vende, quindi è ricchezza. E la congestione e l’inquinamento?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Il PIL legge, legge solamente le nostre spese difensive, cioè come noi ci difendiamo a fronte di danni. Quello che il PIL non riesce a leggere sono i danni che sono generati dalle attività.

    MICHELE BUONO
    Quindi questi costi difensivi li legge come produzione di ricchezza?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Come una produzione di ricchezza.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Se si vendono le medicine aumenta il PIL. La qualità dell’aria che è stata intaccata e il malessere delle persone cioè il benessere che è venuto meno non si calcola perché sono un capitale, uno stock, e non un flusso, cioè denaro che si muove. Vediamo chi ci guadagna e chi ci perde.

    MICHELE BUONO
    I proprietari delle aree agricole che hanno visto trasformarsi la destinazione di quelle aree da agricole a edificatorie, ci hanno guadagnato?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Sì direi di sì, ci hanno guadagnato.

    MICHELE BUONO
    Chi ci ha costruito?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Chi ci ha costruito ovviamente ci ha guadagnato.

    MICHELE BUONO
    Si è generato un flusso di denaro?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Si è generato un flusso di denaro, i primi a perderci ovviamente sono chi è andato ad abitare in quelle aree, perché un semplice esempio si fa magari due ore andata e ritorno di viaggio in macchina.

    MICHELE BUONO
    I cittadini che devono comprarsi le macchine, devono curarsi, devono perdere tempo ecc ecc, sono costi positivi quelli?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Anche quelli rientrano nel PIL come costi positivi, certo.

    MICHELE BUONO
    Si somma tutto poi alla fine?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Sì. Quindi abbiamo effettivamente poi...

    MICHELE BUONO
    Poi si divide, si divide per testa, giusto?

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Sì, sì.

    MICHELE BUONO
    E alla fine siamo tutti ricchi uguali.

    ANDREA MOLOCCHI – ECONOMISTA AMICI DELLA TERRA
    Sì, sì e questo ovviamente è il paradosso…

    MICHELE BUONO – FUORI CAMPO
    Tant’è che se affianchiamo al PIL degli altri indicatori, i quars, quelli che registrano la qualità della vita nelle regioni, l’Italia cambia forma. Se la qualità della vita è buona la regione si ingrandisce sennò diventa piccola piccola anche se il PIL è alto.

    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    Noi abbiamo preso in considerazione 41 indicatori che sono relativi a diverse aree, a diversi settori, dalla salute, all’ambiente, dal lavoro, alla partecipazione, alle pari opportunità… indicatori che in qualche modo devono segnalare meglio come si vive in Italia e qual è il grado di benessere di questo Paese. L’abbiamo fatto questo lavoro regione per regione. Questo è il Trentino Alto Adige, per le politiche ambientali ha dei particolari, diciamo, successi e fanno del Trentino una regione, diciamo, particolarmente virtuosa.

    MICHELE BUONO
    La Lombardia si schiaccia tantissimo, cioè si rimpicciolisce, eppure com’è il reddito della Lombardia?

    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    Il primo in Italia.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Se la Lombardia si è rimpicciolita così tanto significa che non c’è una relazione diretta tra produzione di PIL e benessere. Numero di inquinanti nei capoluoghi di provincia: 8 la media nazionale, 13 nella città di Brescia, 15 il numero di inquinanti di Milano.

    GIUSEPPE LANDONIO – MEDICO E CONSIGLIERE COMUNALE MILANO
    L’Asl città di Milano nella relazione fa riferimento a 300/400 eventi di morte attribuibili all’inquinamento atmosferico nella città di Milano. Finora gli studi presentavano delle proiezioni soltanto di probabilità e non di documentato effetto negativo sulla salute dei cittadini.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Se viaggiamo da sud ovest verso Milano vediamo che i paesi si sono agganciati gli uni con gli altri. Se proseguiamo verso nord est, il tasso di urbanizzazione della Brianza è tra il 76 e l’87 percento. I limiti di urbanizzazione devono essere al massimo tra il 55 e il 60 percento. Disponibilità di aree pedonali, m2 per 100 abitanti, 33,9 la media nazionale, 13,7 nella
    provincia di Lecco, 3,3 in quella di Bergamo.

    FABRIZIO BOTTINI – URBANISTA POLITECNICO MILANO
    Come si vede è scomparso completamente il marciapiede, è sparito completamente il pedone. Il pedone non è più un cittadino, non è più padrone dello spazio urbano, ma è una sorta di parassita, qualcosa che serve per far funzionare la macchina urbana.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E quando nella città di Bergamo si libera uno spazio per la dismissione della vecchia area ferroviaria, immediatamente la soluzione è questa. Ma se guardiamo il quartiere da un altro punto di vista, c’è un corso d’acqua e si potrebbe fare diversamente.

    FABRIZIO BOTTINI – URBANISTA POLITECNICO MILANO
    Immaginiamoci che questo sistema di corso d’acqua e il sistema di verde che si accompagna diventi l’elemento strutturante, il vantaggio per le persone è di un’immediata possibilità di comunicazione con l’ambiente naturale.

    EDOARDO SALZANO URBANISTA
    Il terreno edificabile ha un valore di per sé anche se non viene edificato, ci possono ottenere dei mutui, ci possono ottenere dei prestiti. Quindi la rendita dà all’investimento finanziario un guadagno enormemente maggiore di quello di un’altra cosa. E questo purtroppo la grande industria italiana lo ha capito. Se le fabbriche chiudono dipende anche e in gran parte dalla decisione di investire nella speculazione edilizia, chiamiamola così, anziché nell’investimento produttivo nella stessa industria. Se esco dal mondo della concorrenza guadagno senza correre nessun rischio.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Ma anche l’isola bergamasca si sta allargando: i fronti dei paesi avanzano per diventare praticamente una sola città e i centri commerciali a cucire i nuovi territori. Come sul prato di Pontida.

    FABRIZIO BOTTINI – URBANISTA POLITECNICO MILANO
    Credo che uno spazio come questo sia un’ottima metafora del passaggio da cittadino a consumatore, questo spazio è organizzato attorno all’automobile, l’automobile contiene me, io sono vettore di una carta di credito. Il pedone è confinato assolutamente ai margini, questo è un luogo puramente pensato per le automobili.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E ai confini tra le provincie di Bergamo e di Brescia un centro commerciale che galleggia nel nulla. Ci si può andare solo in macchina. Il raddoppio dell’autostrada Milano Brescia smembrerà questi terreni e si creeranno dei vuoti da riempire con altre costruzioni. Questo lo misura il PIL?

    MICHELE BUONO
    Il consumo di territorio, invece, viene misurato dal Pil? Distruzione dei terreni?

    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    No, no, tutte cose che il PIL non misura.

    MICHELE BUONO
    Si è rimpicciolita soltanto la Lombardia?

    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    Non solo.

    MICHELE BUONO
    C’è anche il Veneto che si è rimpicciolito.

    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    Il Veneto...

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Perche’ la cementificazione prosegue dalla Lombardia verso il Veneto. Una città diffusa anche qui senza soluzione di continuità, provincia dopo provincia, come se fosse un’unica costruzione lunga 560 Km. La terra che non assorbe più e i corsi d’acqua che non trovano sbocchi hanno presentato il conto. Danni: un miliardo di euro. Il prodotto interno lordo cresce in questo modo: i soldi della cementificazione più i soldi della riparazione dei danni. Il totale si divide in
    parti uguali, per teste, e si ottiene il PIL pro capite.


    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    Il PIL misura anche quelle attività che possiamo definire riparatorie, che intervengono quando determinate attività economiche o umane producono delle conseguenze negative.

    MICHELE BUONO
    Siamo ricchi due volte.

    GIULIO MARCON – ECONOMISTA ASSOCIAZIONE SBILANCIAMOCI
    Però, così non è.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E dato che l’indicatore principale è il PIL e solo intorno a quel numero si organizzano le politiche, tutti noi di tre mesi in tre mesi e anno dopo anno aspettiamo che quel numero cresca, sperando che alla fine ce ne sarà per tutti e la disoccupazione diminuirà

    TG1 REPERTORIO
    Crescita negativa, disoccupazione in aumento.

    TG2 REPERTORIO
    La crescita c’è ma la disoccupazione aumenta.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E alla fine o il pil aumenta o diminuisce, per l’occupazione non cambia mai niente.

    MAURIZIO PALLANTE SAGGISTA
    La crescita avvenendo in un contesto di concorrenza nazionale e internazionale impone che vengano adottate delle tecnologie che riducono il numero degli occupati a parità di produzione. Nel 1960 il prodotto interno lordo ha avuto un certo valore, poco importante, la popolazione italiana era composta da 47 milioni di abitanti, gli occupati sono stati 20 milioni e 200 mila. Nel 1999 il prodotto interno lordo era aumentato rispetto al 1960 del 360 percento a prezzi
    costanti. La popolazione era passata da 47 a 58 milioni di abitanti, gli occupati sono stati 20 milioni e 400 mila. In valori assoluti praticamente non sono aumentati, ma siccome la popolazione è aumentata di 11 milioni di abitanti sono diminuiti in percentuale. Allora, la crescita non crea occupazione.


    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E se da noi va male puntualmente cerchiamo di aggrapparci a qualche altro paese che corre.

    TG2 REPERTORIO
    Nel secondo trimestre di quest’anno in testa la Germania con il Pil cresciuto del 2,2%.

    TG2 REPERTORIO
    La Germania torna ad essere locomotiva. La Germania torna dunque locomotiva d’Europa. Marcia a pieno vapore la locomotiva Germania.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E ancora uno 0,7 in più nel trimestre successivo e la speranza che la locomotiva agganci tutti e magari pure noi. Berlino.

    MICHELE BUONO
    Pensa che con la crescita economica miglioreranno anche le condizioni di lavoro?

    DONNA
    No. In Germania più o meno la crescita c’è sempre stata, ma contemporaneamente il lavoro è diventato sempre più precario. Sono cresciuti solo i piccoli lavori, quelli di pochi giorni.

    MICHELE BUONO
    I titoli dei giornali sono ottimisti però.

    DONNA
    I giornali scrivono, ma bisogna provare sulla propria pelle quello che succede. Sono in tanti ormai che non riescono a vivere con i soldi che guadagnano.

    MICHELE BUONO
    Che lavoro fa?

    DONNA
    Sono tecnico in un laboratorio scientifico.

    MICHELE BUONO
    Adesso che il PIL della Germania ha ripreso a crescere pensa di poter guadagnare di più?

    UOMO
    Non penso proprio.

    MICHELE BUONO
    Non crede che la qualità della vita possa crescere insieme all'economia?

    UOMO
    Non è aumentata negli ultimi anni e non migliorerà certo ora.

    MICHELE BUONO
    Perché secondo lei?

    UOMO
    Alla fine a guadagnarci sono sempre i manager, non certo gli operai.

    MICHELE BUONO
    Lei che lavoro fa?

    UOMO
    Sono impiegato.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Berlino. Freie Universität, Istituto di Economia e Politica sociale.

    GIACOMO CORNEO – ECONOMIA E POLITICA SOCIALE FREIE UNIVERSITAT BERLINO
    La crescita tedesca è basata sempre di più sul settore delle esportazioni. Il Governo tedesco ha aiutato in maniera indiretta, le imprese esportatrici a contenere i loro costi di lavoro.

    MICHELE BUONO
    A contenere i costi del lavoro come? In che maniera?

    GIACOMO CORNEO – ECONOMIA E POLITICA SOCIALE FREIE UNIVERSITAT BERLINO
    Sono state varate delle riforme che hanno da una parte flessibilizzato il mercato del lavoro, ma dall’altra anche ridotto sostanzialmente il sostegno ai disoccupati. E questo ha reso la disoccupazione una minaccia più importante ed è diventato più facile convincerli ad accettare dei salari più bassi di quello che sarebbero stati.

    MICHELE BUONO
    Allora il miracolo per chi?

    GIACOMO CORNEO – ECONOMIA E POLITICA SOCIALE FREIE UNIVERSITAT BERLINO
    Il miracolo è stato essenzialmente l’aumento dei redditi degli azionisti e dei manager, nelle statistiche del reddito nazionale vediamo che i salari rimangono fermi da ormai una decina di anni, mentre sono cresciuti profitti e rendite.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Italia. Noi cresciamo poco o quasi per niente. Ma se fosse che più di tanto il prodotto non ce la fa a crescere? Le automobili sono già molte nei nostri mercati, e più velocemente di così non si riescono proprio a sostituire. E allora ai lavoratori si dice che la loro fabbrica sarà chiusa. Agli altri tre turni di lavoro al giorno sabato compreso pause più corte e flessibilità. E i salari che sono bassi? Potranno aumentare solo con la crescita del prodotto – dice l’amministratore Marchionne. Ma se i mercati sono già pieni di prodotto, come se ne esce?

    SERGE LATOUCHE ECONOMISTA
    Il lavoro è una variabile d’aggiustamento, le imprese devono realizzare i profitti, il valore dell’azione deve aumentare sempre e se i costi non permettono di realizzare degli utili si comprimono sempre di più i salari per liberare i profitti. Ma se si riducono i salari come fanno allora le persone a consumare? Inizia così una specie di crescita perversa insieme a un paradosso, diminuiscono i salari e nello stesso tempo il prodotto continua ad aumentare. E’ a questo punto che comincia uno sviluppo delle diseguaglianze enorme, per esempio nella ripartizione del prodotto interno lordo un dieci per cento circa si sposta dai salari alle imprese, agli azionisti. E per continuare ad alimentare la crescita inizia uno sviluppo notevole del credito, si spingono le persone a indebitarsi per consumare. Si tratta di una crescita fittizia, legata alla speculazione. E il benessere, come qualità di vita per la popolazione, non aumenta
    più.


    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Regno Unito, strade dello Yorkshire. Modernità liquida ha definito questa condizione Zygmunt
    Bauman, sociologo. Perché la crescita che per definizione non si deve arrestare mai, ha
    assorbito nel meccanismo anche le relazioni umane, liquefacendole.


    ZYGMUNT BAUMAN SOCIOLOGO
    Nella società che io chiamo della modernità solida i lavoratori e i padroni dipendevano gli uni
    dagli altri. I lavoratori dipendevano dai loro padroni per il loro sostentamento. Ma i padroni
    dipendevano dai loro operai per il loro lavoro. E quindi c’era una mutua dipendenza. E quando
    c’è una mutua dipendenza nessuna delle due parti può vivere senza l’altra. C'era una
    situazione buona per negoziare, soddisfacente per entrambi. Ci potevano essere liti, scontri,
    ma alla fine si arrivava a un accordo perché le parti sapevano che si sarebbero incontrate
    giorno dopo giorno. E per questo erano costrette a elaborare una sorta di vita in comune.
    Poi
    la situazione cambiò, ci fu una deregolamentazione e la possibilità di spostare i capitali in altri
    paesi molto velocemente premendo il tasto di un computer.
    E fu così che i proprietari dei
    capitali cessarono di essere dipendenti dai lavoratori locali. Adesso la dipendenza è unilaterale.
    I capitali si possono spostare facilmente da un posto all’altro, dovunque ci siano condizioni più
    favorevoli per fare profitti. I lavoratori no. Quindi questa mutua dipendenza è spezzata. E con
    essa anche la possibilità di comunicare.


    MILENA GABANELLI IN STUDIO
    Sembra proprio che così com’è non vada più bene, il PIL era stato adottato come misura
    tecnica dopo la crisi del ‘29, i tempi sono cambiati ma l’indicatore è rimasto quello.
    Allora per
    esempio come fai a sapere quanto sei alto, se utilizzi sempre la bilancia? Tutti si interrogano,
    perfino l’Onu, ma per cambiare i parametri bisognerebbe costruire un progetto politico
    mondiale con una visione su come ridistribuire la ricchezza.In Europa Sarkozy è stato il primo
    a farsi venire il dubbio che anche quando il PIL è a più due, più tre, non tutti i cittadini
    francesi hanno percezione di maggiore benessere. E allora ha radunato le migliori cento teste
    pensanti e ha detto pensate. E loro hanno pensato.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    “Se il mercato avesse sempre ragione, non staremmo qui a parlare di crisi”. E questo lo dice il
    presidente francese Sarkozy. E ha chiamato due premi Nobel, Joseph Stiglitz , e Amartya Sene l’economista Jean Paul Fitoussi. Gli economisti sono arrivati alla conclusione che il PIL da solo non basta a raccontare la dimensione della ricchezza.

    JEAN PAUL FITOUSSI – ISTITUTO STUDI POLITICI PARIGI LUISS ROMA
    E’ come una famiglia dove ci sono 2 bambini. Se si cura uno a detrimento dell’altro non andrà
    bene questa famiglia è quello che diciamo. Se si cura il PIL a detrimento del benessere non va
    bene…

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E nel rapporto consegnato al presidente Sarkozy gli economisti si sono raccomandati –
    innanzitutto – di sottrarre alla crescita del PIL il danno ambientale.
    Che in Francia vorrebbe
    dire per esempio fare una operazione come questa: una centrale nucleare, e si calcola la
    ricchezza prodotta; un incidente, e si sottrae il danno. Risultato: minore ricchezza.

    REPERTORIO TV
    Un brutto incidente è accaduto al sito nucleare di Tricastin a Bollene da dove sono fuoriusciti
    300 kg di uranio e si sono riversati in un canale vicino.

    JEAN PAUL FITOUSSI – I STITUTO STUDI POLITICI PARIGI LUISS ROMA
    Quando si parla di ambiente, quando si parla di natura siamo quello che si chiama dei beni
    pubblici mondiali e questi beni pubblici mondiali non possono essere gestiti in un clima di
    concorrenza fiscale e sociale tra i paesi bisogna che siano gestiti a un livello cooperativo,
    almeno europeo, ma non c’è.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Quindi un paese da solo non si mette a cambiare la propria contabilità se non lo fanno anche
    gli altri, nessuno fa il primo passo e per suonare un’altra musica ci vorrebbe perlomeno una
    dimensione continentale. Bruxelles. Commissione Europea. Anche il Presidente Barroso è
    disposto ad ammettere che ci sia qualcosa che proprio non va nell’utilizzare solamente il PIL
    per regolare le nostre vite. E allora ha proposto: “andiamo oltre il PIL”. Si chiama proprio così
    il piano elaborato dalla Commissione Europea.

    MICHELE BUONO
    Ma potrebbe andare d’accordo con i Trattati dell’Unione dove si parla di Pil e mercati in
    competizione?

    OLIVER ZWIRNER – COMM. EUROPEA POLITICA INDICATORI E STATISTICHE
    Non c’è alcun bisogno di cambiare i trattati. Nel Trattato di Lisbona c’è una lista degli scopi
    dell’Unione Europea: la crescita economica, la stabilità dei prezzi, l’alta occupazione, la
    competitività, la coesione sociale, la diminuzione della pressione sull’ambiente.

    MICHELE BUONO
    Ma come è possibile una diminuzione della pressione sull’ambiente se tutto è in concorrenza?

    OLIVER ZWIRNER – COMM. EUROPEA POLITICA INDICATORI E STATISTICHE
    Lei parla con me come esperto di misurazione e statistica. Noi forniamo le migliori misurazioni
    statistiche a coloro, come i media o i politici, che poi dovranno informare e prendere delle
    decisioni.

    MICHELE BUONO
    Benissimo, i politici che dovranno prendere delle decisioni, che decisioni prenderanno per
    esempio in agricoltura per l’uso spinto di fertilizzanti. E’ vero che fanno aumentare il prodotto,
    ma danneggiano i terreni e l’ambiente.

    OLIVER ZWIRNER – COMM. EUROPEA POLITICA INDICATORI E STATISTICHE
    Il terreno è un buon esempio per dire che il capitale naturale, la nostra ricchezza, dovrebbe
    essere misurata nella sua totalità: quello che si produce e contemporaneamente ciò che si
    distrugge. L’economia, l’ambiente e le persone sono una cosa sola.
    Non è una cosa nuova. La
    novità è che ora è una cosa importante. Questo è il senso del Piano d’azione.

    MICHELE BUONO
    Certo, ma i politici degli Stati dell’UE come si regoleranno rispetto a quello che ha appena
    risposto?

    OLIVER ZWIRNER – COMM. EUROPEA POLITICA INDICATORI E STATISTICHE
    Come ho già detto io qui parlo da esperto di indicatori. E per questo preferirei non rispondere a
    domande di tipo politico.

    MICHELE BUONO
    Possono convivere un indicatore di benessere europeo e il PIL?

    FRANCO RUSSO GIURISTA FORUM SOCIALE EUROPEO
    E’ impossibile perchè non si possono trovare nuovi indicatori economici cioè nuovi parametri
    per valutare appunto l’attività produttiva se al centro rimane l’impresa e il mercato perché
    naturalmente l’impresa e il mercato hanno al centro il profitto, hanno al centro la
    competizione.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    In effetti nel Trattato di Lisbona che possiamo considerare la Costituzione Europea nell’art. 119
    c’è scritto “principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza”. Ed e’ la prima
    volta che si leggono queste parole in una Costituzione.

    FRANCO RUSSO GIURISTA FORUM SOCIALE EUROPEO
    Le Costituzioni hanno al proprio centro i diritti, in funzione di questi diritti si organizza anche la
    vita sociale. Bene noi con la Costituzione, cosiddetta Europea, noi abbiamo una primazia del
    mercato che rovescia completamente le conquiste e soprattutto i principi fondamentali del
    costituzionalismo del secondo dopo guerra.

    ROB HOPK NS – TRANSITION TOWN TOTNES
    Allora io dico, cominciamo noi. Mettiamoci insieme e creiamo una forza nel luogo in cui
    viviamo.

    CRISTIANO BOTTONE – CI TTA ’ DI TRANSIZIONE MONTEVEGLIO (BO)
    Possiamo concentrarci su quello che qualche economista comincia a chiamare “la
    prosperità senza la crescita”.


    FIONA WARD – TRANSITION TOWN TOTNES
    Al momento ci sono 25 gruppi attivi in questo quartiere. Otto famiglie in ogni gruppo.

    NICOLAS DENIS – BINARIO ETICO
    Il lavoro che facciamo noi, più va bene e meno il PIL cresce.

    ROBERT VINT – CONSIGLIERE CITTA ’ DI TOTNES
    La qualità della vita sta migliorando e si sta riducendo la nostra dipendenza dall’economia.

    UOMO
    Il risparmio per noi è solo una conseguenza del raggiungimento dei nostri obiettivi.

    RAGAZZO PIZZETTO E CAMICIA VERDE
    Mettere al centro l’uomo, con le sue aspettative, con le sue necessità.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Queste persone non si conoscono tra di loro, vivono in paesi diversi, hanno lanciato la stessa
    sfida: cercare un altro modello di sviluppo.

    MILENA GABANELLI IN STUDIO
    Nella storia delle Costituzioni i diritti delle persone sono sempre stati centrali, quella europea
    che fa riferimento al Trattato di Lisbona, parte dal fatto che l’Europa è un’unione di mercati,
    quindi il mercato è un collante, e per la prima volta questa parola la troviamo scritta in una
    costituzione. Barroso e Sarkozy dicono che bisogna andare oltre il PIL, ma rimanendo dentro
    ad un modello dove tutte le componenti sono in competizione, quindi qualcuno e qualcosa
    bisogna sacrificare. Ma i modelli non sono stabili e nulla è dato per sempre. Da qualche parte
    stanno nascendo delle belle intuizioni.

    MILENA GABANELLI IN STUDIO
    Il mercato abbiamo detto è un buon indicatore, ma non può essere l’unico metro di valore.
    L’argomento è sentito, si organizzano conferenze, convegni, si scrivono libri, noi ci stiamo
    facendo una trasmissione sopra. Si discute attorno al fatto che se ad avere valore è solo uno
    scambio di denaro, da questo modello non si esce, se invece si comincia a considerare anche
    quello che non è misurabile, come la comunità, lo scambio di beni e servizi, qualcosa si
    comincia a muovere. Perfino una casa automobilistica ha pensato che da qualche parte bisogna
    cominciare e senza tagliare posti di lavoro.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Germania, Baden Wurttemberg. Città di Ulm, non molto lontano da Stoccarda. Una casa
    automobilistica si è fatta venire un’idea: tenere insieme produzione, occupazione, ambiente e
    risorse.

    NELMUTH RITZER – CAPO PROGETTI TECNOLOGICI DAIMLER
    La nostra esperienza di costruttori di automobili ci sta dimostrando che questo modello di
    mobilità, quello dell’auto privata, fatica a crescere. I mercati sono saturi.

    MICHELE BUONO VOCE FUORI CAMPO
    E allora la casa automobilistica ha fatto una proposta all’amministrazione della città: facciamo
    un car sharing, le automobili le mettiamo noi e ci mettiamo pure gestione e organizzazione. Voi
    non dovete comprare niente, ci date solo autorizzazione e parcheggi. Li avete convinti
    facilmente?

    NELMUTH RITZER – CAPO PROGETTI TECNOLOGICI DAIMLER
    Non dovevamo convincere nessuno. Il prodotto ha colmato il vuoto di mobilità che non poteva
    essere coperto dai mezzi pubblici.

    MICHELE BUONO
    Quanti clienti avete?

    NELMUTH RITZER – CAPO PROGETTI TECNOLOGICI DAIMLER
    Ad Ulm ci sono 170.000 abitanti, 20.000 sono nostri clienti, praticamente il 20% di coloro che
    hanno la patente. Gli mettiamo a disposizione 200 automobili, che porteremo a 300 entro la
    fine dell’anno.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO.
    Se in questa città a 20.000 persone bastano 200 automobili, significa che se ne sono vendute
    di meno. Ma non per questo si sono stati tagliati posti di lavoro. Questi lavoratori organizzano
    la mobilità nella città di Ulm.

    NELMUTH RITZER – CAPO PROGETTI TECNOLOGICI DAIMLER
    Stiamo imparando che cosa significa passare da produttore a fornitore di servizi

    MICHELE BUONO
    Come usa questo servizio?

    SIGNORE OCCHIALI NERI E CAMICIA BLU
    Da un minimo di due a un massimo di quattro volte a settimana. Nella giornata poi i miei
    spostamenti sono due, tre, di una decina di minuti in tutto.

    MICHELE BUONO
    Quanto le costa in tutto?

    SIGNORE OCCHIALI NERI E CAMICIA BLU
    Tra i 30 e i 50 euro

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Le persone hanno risparmiato dei soldi sulla mobilità e gli stipendi durano di più. La città non si
    congestiona, diminuisce l’inquinamento, e c’è un piccolo contributo a consumare meno
    petrolio. Sud dell’Inghilterra, contea del Devon. Pensano al petrolio nella città di Totnes, ma
    quando ce ne sarà solo disponibile solo un quarto rispetto a oggi. E i cittadini si comportano di
    conseguenza per non farsi trovare impreparati dal futuro. Si sono dichiarati città di transizione
    verso un’epoca con poco petrolio e meno consumo. Una “transition –town”.

    ROB HOPKINS – TRANSITION TOWN TOTNES
    Spesso ci ritroviamo a dire che come individui, non saremmo capaci di farlo. Che ci provasse il
    Governo che non sarebbe all’altezza o sarebbe troppo tardi, allora io dico, facciamolo noi e
    mettiamoci insieme e creiamo una forza nel luogo in cui viviamo. Possiamo farcela, sicuro.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Disse proprio così Rob Hopkins ai suoi studenti a Kinsale, in Irlanda. Era il 2003 ed era solo
    un’esercitazione. Come si riorganizzerebbe una città in un mondo con poco petrolio.
    L’esercitazione finì, ma le persone continuarono a fare veramente. Poi ci fu il passaparola e si
    creò un movimento dal basso, città in città, quartiere dopo quartiere.

    ROB HOPKINS – TRANSITION TOWN TOTNES
    Strada dopo strada, qui a Totnes c’è un progetto che chiamiamo “Transition Streets” per capire
    strada per strada, appunto, come si possono realizzare dei cambiamenti partendo proprio dalla
    persona.

    FIONA WARD – TRANSITION TOWN TOTNES
    Il Dipartimento del Governo, di energia e cambiamento climatico ci ha incaricato di capire
    come una comunità possa contribuire a ridurre il carbonio con i propri comportamenti senza
    che gli venga imposto nulla dall’alto.

    MICHELE BUONO
    In quanti siete?

    FIONA WARD – TRANSITION TOWN TOTNES
    Al momento ci sono 25 gruppi attivi in questo quartiere, otto famiglie in ogni gruppo.
    Sicuramente un aspetto fondamentale del programma è partire dalle relazioni tra le persone, la
    base di una comunità.

    MICHELE BUONO VOCE FUORI CAMPO
    Il signor Watson monta documentari per le televisioni. Le storie sull’Agricoltura che mangia
    petrolio e consuma terreni le aveva solo montate. Vicino al suo studio ci sono dei tipi di
    transition town e una signora anziana con un giardino e un bell’orto. Ci si è messo pure lui.

    WATSON
    Coltiviamo alberi da frutta, mele, prugne, lamponi, verdure, patate, diversi tipi di fagioli,
    barbabietola rossa

    MICHELE BUONO
    In quanti siete?

    UOMO
    Siamo in due a fare l’orto. La signora ci dà il giardino, noi facciamo il lavoro e poi dividiamo
    tutto in maniera equa.

    DONNA
    Eh, Sono troppo vecchia ormai, non ho più le forze per mandare avanti tutto questo. Sai che
    peccato se fosse tutto marcito.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Non c’è passaggio di denaro in questa attività e quindi per il PIL non esiste. Anzi, la vede come
    un impoverimento. Il fatto che queste persone non spendano soldi per prodotti che devono
    magari viaggiare a lungo, coltivati con molti fertilizzanti che impoveriscono terreni. Poi che
    queste persone siano diventante molto amiche e che si crei una comunità solida, per la
    ricchezza di una nazione non vuol dire proprio niente.

    DONNA
    Siamo tutti e tre inglesi noi, solo le galline lì dietro sono francesi.

    CHRIS BIRD – TRANSITION TOWN TOTNES
    In questa zona stiamo studiando come rendere la case più sostenibili. La casa di Jim e Kate
    dietro di noi ha muri di paglia spessi così. Ha l’isolamento di pelle di pecora e d’inverno i costi
    di riscaldamento sono circa 80 pounds, che veramente poco per affrontare il nostro clima.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Quindi per l’efficienza delle case rigorosamente materiali della zona. E a chiudere il cerchio,
    una valuta locale per favorire gli scambi sul posto.

    RAGAZZO
    Il Totnes Pound è un primo esperimento per cominciare a sostenere l’economia locale, creando
    un rapporto tra i produttori locali, i negozianti e i clienti.

    MICHELE BUONO
    Lo usano molte persone?

    SIGNORA
    SI, certo, sono molte persone a usare il Totnes pound. È una ottima iniziativa, avvantaggia i
    produttori della zona e anche noi che vendiamo i loro prodotti.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Risultato? C’è meno carburante in queste merci. Il signor Langmaid è il direttore del museo di
    Totnes e ha pensato che se da solo non ce la fai a comprare un impianto fotovoltaico, magari
    se si è in tanti è diverso.

    ALAN LANGMAID – TRANSITION TOWN TOTNES
    Stiamo già partendo e tutte le persone di Totnes avranno la possibilità di comprare azioni di
    questa società e ottenere dei dividendi. Ogni investitore avrà diritto a un voto
    indipendentemente dalle azioni che possiede. Solo così potranno essere rappresentati
    veramente gli interessi della cittadinanza.

    ROBERT VINT – CONSIGLIERE CI TTA ’ DI TOTNES
    Possiamo essere sicuri di avere provviste di cibo ed energia a lungo termine, stiamo
    diventando meno dipendenti dalle oscillazioni internazionali dei mercati. Tutto questo sta
    portando stabilità economica alla regione.

    CHRIS BIRD – TRANSITION TOWN TOTNES
    I progetti di “transition street” stanno coinvolgendo centinaia di famiglie. Succede che quando
    le persone vedono quello che fanno i loro vicini dicono “questa è una buona idea, che ha
    senso”. E così si avanza, strada dopo strada.

    MICHELE BUONO VOCE FUORI CAMPO
    Germania, bassa Sassonia. Bielefeld

    GERD WESSLING – TRANSITION TOWS BIELEFELD
    La “Transition town Bielefeld” l’abbiamo fondata circa un anno fa, per portare l’idea della
    transizione da Totnes a Bielefeld.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E paese dopo paese si aggiungono nuove idee.

    MICHELE BUONO
    E questo cos’è?

    UOMO
    È un modo alternativo per produrre elettricità, un bidone tagliato in due, posto su un
    generatore e azionato dal vento. Questo è in vecchio giradischi, il suo motore è il generatore,
    produce dai 3 a i 400 watt. Si possono usare piccoli apparecchi come il telefono, il computer, la
    radio, la luce.

    GERD WESSLING – TRANSITION TOWS BIELEFELD
    Abbiamo organizzato una cucina cittadina, dove ognuno porta qualcosa e chi vuole può venire
    a mangiare a prezzi veramente bassi i prodotti locali. L’idea è quella di aumentare il consumo
    di prodotti locali e diminuire gli sprechi. Quando si compra insieme in grandi quantità si
    consuma in modo più efficiente, poi è molto più bello mangiare insieme.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Berlino. Quartiere Kreutzberg.

    RAGAZZA
    Sono una cantante lirica.

    RAGAZZA
    Io produttrice cinematografica

    ANDREAS TEUCHERT – TRANSITION TOWN KREUTZBERG BERLINO
    Io portinaio.

    RAGAZZO
    Studio ingegneria aerospaziale.

    MICHELE BUONO
    Che c’è qui dentro?

    DONNA
    Grano non commerciale piantato ecologicamente.

    ANDREAS TEUCHERT – TRANSITION TOWN KREUTZBERG BERLINO
    Facciamo sui 100, 150 pani a seconda dell’ordinazione. E questo pane viene dato in cambio di
    un’offerta, o anche gratis. Anche questi cereali li abbiamo ricevuti gratis. È un’economia non
    commerciale, del contributo. Si dà e si riceve in cambio qualcosa.

    RAGAZZA
    Forniamo circa 40 persone con verdura biologica dei dintorni, la chiamiamo economia solidale,
    nel senso che si paga un contributo mensile e il contadino ci porta quello che ha.

    MICHELE BUONO
    E tu che fai qui?

    RAGAZZO
    Faccio in modo che i vicini si decidano a scegliere per le energie rinnovabili.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E ancora da Berlino a Monteveglio, vicino a Bologna. Un’intera amministrazione comunale
    decide di voler essere Città di Transizione, con una delibera.

    DANIELE RUSCINO – SINDACO MONTEVEGLIO (BO)
    Con questa delibera intendiamo prendere coscienza proprio per preparare la nostra comunità
    ad affrontare quello che sarà il dopo.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E allora. Costruzioni a basso consumo energetico. Stop a nuove urbanizzazioni. E se si deve
    progettare una scuola – una cosa è certa – questa non deve distruggere altri beni.

    DANIELE RUSCINO – SINDACO MONTEVEGLIO (BO)
    Vogliamo far sì che questo edificio, oltre a non pesare sulle casse comunali dal punto di vista
    delle bollette, proprio non consumi nulla.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    E a Monteveglio di terreno in terreno, da balconi a giardini a villette sta passando un’idea:
    l’orto deve essere sinergico.

    SIGNORA
    Questa aiuola è stata realizzata in primavera, ed ho seminato prezzemolo, borragine e cipolla
    rossa. Piante e terreno si aiutano a vicenda.

    CRISTIANO BOTTONE – CITTA ’ DI TRANSIZIONE MONTEVEGLIO (BO)
    Nell’agricoltura industriale hai bisogno di macchine sempre più grandi, estensioni sempre più
    grandi, sempre più fertilizzanti. E il risultato è che non abbiamo più suolo fertile in modo
    naturale. Noi andiamo a cercare qualcosa di molto simile a quello che i sistemi naturali
    producono quando lavorano in libertà.

    DAVIDE BOCHICCHIO – CITTA ’ DI TRANSIZIONE MONTEVEGLIO (BO)
    Portare sostanze organiche con la pacciamatura. Mantenere il terreno coperto. Se andate in un
    bosco non vedete terreno nudo. Il bosco è sempre coperto da un ricco strato di foglie morte.

    CRISTIANO BOTTONE – CITTA ’ DI TRANSIZIONE MONTEVEGLIO (BO)
    Noi otteniamo una qualità dell’alimento che andiamo a consumare che è sostanzialmente
    migliore, e alla fine del processo ci ritroviamo con un terreno che è più ricco di quello che
    avevamo trovato all’inizio.

    MARIO PIANTA – POLITICA ECONOMICA UNIVERSITA’ DI URBINO
    È chiaro che un passaggio ad un modello economico di questo tipo apre a una possibilità
    importante di miglioramenti non solo qualitativi e quindi non misurabili dalle variabili
    economiche, ma anche di creazione di nuovi posti di lavoro, diciamo, più socialmente utili, e
    più sostenibili, prezzi di mercato devono cominciare a riflettere sempre di più non tanto i
    rapporti di forza tra domanda e offerta, ma la qualità socialeambientale dei beni che
    produciamo. Ecco, in questa direzione, quindi si tratta di togliere dei pezzi a bassa qualità
    socialeambientale dal PIL e mettercene dentro degli altri.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Ma questo nuovo modello non esiste. Intanto la misura della ricchezza o povertà di una
    persona è solo la sua capacità di essere consumatore e se non spende oltre una certa linea è
    povero, quasi povero o povero relativamente.


    LINDA LAURA SABBADIN I – DIRETTORE CENTRALE ISTAT
    Se una famiglia di due componenti non riesce a spendere neanche quello che in media spende
    una persona, questa famiglia viene considerata povera. E la spesa media per abitante, che è
    983 euro, è la soglia di povertà per la famiglia di due componenti. Per esempio invece le
    famiglie di tre componenti è 1307.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    La famiglia di Luca e Paola, educatori tutti e due di Mestre è di cinque persone.

    LUCA RUSI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Riusciamo a mantenere una spesa media di circa 800/900€.

    MICHELE BUONO
    Voi vi sentite relativamente poveri?

    PAOLA RUSI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Non ci sentiamo assolutamente poveri, nel senso che abbiamo molte cose di cui godere

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Tutto nasce nel 1993 da un’idea di un prete operaio di Mestre, don Gianni Fazzini: siamo
    consumatori e non siamo padroni del mercato. Ma non stava pensando a risparmiare soldi, don
    Gianni, voleva rompere un meccanismo: si lavora per poter solo consumare le merci.

    DON GIANNI FAZZINI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Ho capito che la famiglia è un’azienda, ha le sue entrate, fa una produzione e ha le sue uscite.
    Allora l’idea è questa: lavoriamo per piccoli passi sul bilancio complessivo della famiglia.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Li chiamò bilanci di giustizia e risposero migliaia di famiglie da tutta Italia che cominciarono a
    tenere un bilancio appunto, mese per mese. A sinistra le spese usuali, a destra le spese
    spostate secondo giustizia.

    PAOLA RUSI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Di giustizia nei confronti delle condizioni di lavoro persone che producono le merci è un
    discorso di giustizia anche nei confronti dell’ambiente.

    UOMO
    Abbiamo lavorato molto sull’energia, in particolare sul gas. Nel 2006, a fine anno, abbiamo
    consumato 1760 metri cubi, nel 2008: 264.

    MICHELE BUONO
    Come avete fatto?

    UOMO
    Coibentando tutta la casa. Abbiamo installato un tetto fotovoltaico, e un paio di pannelli per il
    solare termico, per riscaldare l’acqua.

    PAOLA RUSI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Noi acquistavamo l’acqua minerale, da un certo momento in poi abbiamo deciso invece di
    eliminarla.

    LUCA RUSI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    E alla fine il risparmio corrispondeva a circa a suo tempo, quando c’erano le lire, a mezzo
    milione all’anno.

    UOMO
    Abbiamo messo la macchina che prima era a benzina adesso a GPL, per un motivo
    prettamente ecologico. Di fatto si è trasformato in un risparmio economico.

    MICHELE BUONO
    Qui leggo “concerto Nomadi”.

    STEFANO CAGNIN – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Il risparmio che c’è da una parte lo si va ad investire in altre cose che sono anche quelle che ti
    danno anche la… diciamo, un po’ di felicità, cioè, no un po’ di felicità, la felicità dell’essere
    umano, insomma.

    DON GIANNI FAZZINI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Le famiglie riflettendo diminuiscono le loro spese, ma vengono aumentate le spese per cultura
    e divertimenti. Vuol dire che la qualità della vita sta crescendo davvero.

    STEFANIA SCANDAGLIATO – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Quello che diciamo ci avanzava l’abbiamo utilizzato per le adozioni a distanza, perché così ci
    siamo fatti questo regalo di adottare dei bambini, e questo ovviamente ha molto influito sul
    nostro benessere.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    A questo punto le persone hanno cominciato a chiedersi: se risparmiamo anche dei soldi,
    occorre che continuiamo a lavorare così tanto?

    MICHELE BUONO
    Quante ore lei fa adesso?

    STEFANO CAGNIN – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Undici ore in media in meno

    MICHELE BUONO
    E lo stipendio come si è ridotto?

    STEFANO CAGNIN – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Il 30% in meno.

    MICHELE BUONO
    Se altre due persone fanno la stessa cosa…

    STEFANO CAGNIN – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Eh, si creerebbe un posto di lavoro in più.

    PAOLA RUSI – BILANCI DI GIUSTIZIA
    E abbiamo deciso di rinunciare ad una serie di cose perché ovviamente lo stipendio è ridotto,
    però guadagnandoci in molte altre, perché così, appunto, sono io a potermi occuparmi dei miei
    figli ad esempio, che non è una cosa così marginale.

    STEFANO CAGNIN – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Adesso vi presento mia mamma.

    MICHELE BUONO
    Non la lasciano mai sola?

    MAMMA STEFANO CAGNIN
    No.

    STEFANO CAGNIN – BILANCI DI GIUSTIZIA
    Il fatto che abbia la possibilità di mangiare molto più spesso con loro, di stargli vicino e di
    comunque, se vogliamo, anche di coccolarmeli.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Ma per la statistica che misura solo la capacità di consumo, in un decennio, in Italia, la povertà
    relativa delle famiglie è aumentata.

    MAURIZIO POLLANTE SAGGISTA
    Si è poveri dal punto di vista relativo, se il proprio reddito monetario è inferiore alla metà della
    media del reddito delle famiglie del Paese in cui si vive. Se il prodotto interno lordo cresce, il
    reddito medio aumenta e quindi il livello di povertà si sposta più in alto. Si hanno sempre più
    soldi e si resta sempre poveri.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Questi computer sono destinati alla discarica e le discariche di materiale elettronico sono
    pericolosissime per l’ambiente. Queste persone li intercettano un attimo prima e gli allungano
    la vita.

    NICOLAS DENIS – BINARIO ETICO
    Il nostro lavoro consiste nel recuperare questi oggetti che commercialmente parlando hanno
    un ciclo di vita di tre anni, quando possono funzionare tranquillamente, parlando solo di
    monitor, per una quindicina di anni. Con una decina di portatili riusciamo a ricostruire due o tre
    portatili funzionanti.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Poi caricano un sistema operativo libero, di quelli che praticamente non costano niente. Altra
    diminuzione del PIL.

    PAOLO SCHETTINI – BINARIO ETICO
    Vengono prodotti software sempre più sofisticati che vengono fatti funzionare su computer
    sempre più potenti per alimentare la vendita e del software e dell’hardware, con il software
    libero si fa un procedimento inverso, cioè si adatta il software alle esigenze specifiche di un
    computer.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    Esattamente il contrario delle regole di una società di mercato.

    MAURO BONAIUTI – ECONOMISTA UNIVERSITA’ DI TORINO
    La società di mercato per funzionare non ha bisogno di alcun legame sociale, anzi, in un certo
    senso, questi sono di impedimento alla progressiva estensione del sistema di mercato.

    MICHELE BUON O FUORI CAMPO
    Quindi una banca non li guarda nemmeno in faccia questi ragazzi e i soldi non glieli dà, perché
    se non pagano una rata, non hanno né garanzie né merce buona da farsi sequestrare. Allora,
    se non c’è una banca, in questo mondo alla rovescia si presenta qualcun altro.


    CINZIA CIMINI – PRESIDENTE MAG MUTUAAUTOGESTIONE ROMA
    Noi non abbiamo chiesto a loro ma non chiediamo mai a nessuno garanzie tradizionali bancarie
    classiche, quello che chiediamo, invece, è che ci sia, attorno al progetto, una rete fiduciaria,
    una rete di relazioni, di soggetti, di altre organizzazione che, come noi, e come chi ci propone il
    progetto da finanziare, sia interessato alla buona riuscita, all’esistenza di una iniziativa di
    questo tipo.

    P I ETRO URSELLA M
    AG M UTUA A UTOGESTI ONE ROMA
    Il problema non è il denaro. È l’utilizzo del denaro. Faccio un esempio: moltissimi dei nostri
    soci, versano il denaro in MAG, per avere la certezza che questo denaro non sia utilizzato in
    pratiche disumane, come, per esempio, l’acquisto di armi.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    E chi addirittura mette in circolazione gratis le proprie competenze?
    ENRI CO GI OVAN NI NI – P RESI DENTE I STAT
    Se è un’attività di volontariato o se è un’attività puramente di divertimento… anche se ha
    valore sociale non entrano direttamente nel PIL.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Come questi ragazzi, informatici ed ingegneri delle telecomunicazioni, talmente convinti che la
    rete internet sia un bene comune che creano software, installano antenne per mettere in rete,
    gratis, persone sconosciute.
    SA VERI O P ROTO – N I N UX.ORG
    Noi pensiamo che tutti debbano avere diritto di accedere alla rete, di poter comunicare in
    modo telematico. E quindi costruiamo queste infrastrutture di reti libere dove tutti possono
    accedere e tutti possono partecipare.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Si chiamano informatici senza frontiere e ufficialmente non producono nessuna ricchezza. E
    offrono la propria competenza a ospedali africani e non si fanno pagare.
    CLA UDI O TAN CI N I – I N FORM ATI CI SEN ZA FRON TI ERE
    Vengono installati degli strumenti informatici in loco per recuperare prelievi o quello che serve
    diciamo per fare le diagnosi. Questi vengono trasmessi col satellite in Italia e questo gruppo di
    patologi, a turno, li legge, li consulta e ritorna i referti, cosa che altrimenti loro non avrebbero.
    M A URI ZI O BERTOLDI – I N FORM ATI CI SENZA FRONTI ERE
    Il ritorno è che i problemi tecnologici sono molto più complessi dei problemi tecnologici che uno
    affronta nella vita di tutti i giorni. Quindi, maggiore è la difficoltà, maggiore anche la necessità
    di competenza e maggiore è la crescita professionale.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Sono state prodotte delle idee, si sono create relazioni, è aumentato il valore sociale. E anche
    se non c’è stato scambio di denaro, queste attività hanno comunque alimentato il mondo della
    produzione, che aumenta il suo valore quando aumenta il valore anche delle persone, tant’è
    che se cessassero all’improvviso.
    A NDREA FUM AGALLI – ECONOM I STA UN I VERSI TA ’ DI P AVI A
    Il sistema economico avrebbe delle pesanti ripercussioni nella sua capacità quantitativa proprio
    di misurazione del PIL, perché la misurazione del PIL è l’ultimo tassello di un processo che
    nasce prima. È la punta di un iceberg, ma come sappiamo, la parte dell’iceberg più grossa, è
    quella che sta sotto l’acqua che è invisibile, che in questo caso sarebbe questa cooperazione
    sociale, da un lato, e dall’altro lato avrebbe degli effetti di blocco dell’innovazione.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    E allora siccome siamo tutti in relazione, scambiamo le idee e produciamo valore…
    A NDREA FUM AGALLI – ECONOM I STA UN I VERSI TA ’ DI P AVI A
    Il concetto di reddito di base diventa lo strumento per riconoscere una prestazione lavorativa
    produttiva, e quindi remunerarla. È strumento di distribuzione del reddito, non di assistenza.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Che varrebbe anche come redistribuzione di quella quota di aria, di acqua, di ambiente che la
    produzione impiega per i suoi processi e che appartiene a tutti.
    M I CHELE BUON O
    Da dove si dovrebbero prendere le risorse per pagare il reddito di base?
    A NDREA FUM AGALLI – ECONOM I STA UN I VERSI TA ’ DI P AVI A
    Da un ambito di fiscalità generale e consentire ai lavoratori di non essere sottoposti a delle
    condizioni di pressione o di forte ricattabilità, quando si trovano, per paura di perdere il posto
    di lavoro, si trovano nella condizione di scegliere fra o abbassamento dei diritti nel lavoro in
    cambio di un posto di lavoro che significa reddito.
    M I CHELE BUON O
    Può essere che questi cittadini, ridiventati di cittadini, si montino troppo la testa poi?
    A NDREA FUM AGALLI – ECONOM I STA UN I VERSI TA ’ DI P AVI A
    O magari pretendano alcune cose.
    M I CHELE BUON O
    Pretendano che cosa?
    A NDREA FUM AGALLI – ECONOM I STA UN I VERSI TA ’ DI P AVI A
    E pretendono magari di partecipare alle scelte, di mettere in crisi la struttura gerarchica
    economica, chi decide chi.
    M I CHELE BUON O
    A questo punto è meglio la ciclicità delle crisi e mettere al centro la questione del lavoro.
    A NDREA FUM AGALLI – ECONOM I STA UN I VERSI TA ’ DI P AVI A
    Un buon imprenditore, dal punto di vista capitalistico, è colui che rinuncia a parti di profitto per
    mantenere un po’ di disoccupazione. Perché la disoccupazione è uno degli strumenti di
    controllo della forza lavoro.
    M I LENA GA BA NELLI I N STUDI O
    Anche voi che state spaparanzati a guardare questo programma state in realtà partecipando
    ad un processo produttivo semplicemente guardando gli spot orientate i consumi e
    determinate il budget di questo programma. Quindi anche chi è disoccupato, fa girare
    l’economia. Come dire che il lavoro è uscito dall’orario di lavoro, ma per questa fetta non è
    prevista una retribuzione. E attorno a questo vuoto per pieno che si sta discutendo. Intanto
    però per far girare l’economia qualcuno e qualcosa ci va di mezzo. Per esempio chi vive in quei
    luoghi dove si condensa tutto.
    P AOLO MA STRONA RI NO
    Io sono uno dei tanti padri di bambini che si sono ecco ammalati, in questi anni, di malattie
    oncologiche. In particolare mio figlio di leucemia. Mi sono chiesto che cosa è stato. A tutto ho
    pensato, tutti fuorché all’inquinamento. Per chi vive qui fa parte del paesaggio. Quello è il Mar
    Piccolo, poi c’è la città di Taranto, e poi c’è tutta l’area industriale, dall’Ilva, Cemetir, l’Eni e il
    Mar Grande. Ecco, si vede l’immensità di tutta l’area industriale rispetto alla città di Taranto. Le
    polveri e i metalli pesanti si posano sugli oggetti. Inquina quanto diecimila inceneritori. Sono
    dati dell’Arpa.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Questa è Taranto. E’ inutile negarlo, quando dal 1961 in mezzo ai centri abitati cominciarono a
    sorgere gli impianti industriali la soddisfazione fu grande. Occupazione, paghe più alte che in
    agricoltura, e il fumo che ti faceva toccare con mano il progresso. Ma poi, anno dopo anno, si
    cominciarono a toccare con mano pure le diossine e gli altri inquinanti.
    VI N CEN ZO P I GNATELLI – EX OP ERAI O I TALSI DER
    Se io avessi saputo che andava a finire così avrei preferito vendere carciofi. Ho avuto una
    leucemia mieloide acuta M4, tre altri colleghi miei hanno preso lo stesso... tutti e tre sono
    morti.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Quartiere Tamburi. I cittadini pieni di polveri di minerale e soffocati dalle esalazioni di gas della
    zona industriale, quasi 50 anni dopo pongono una targa e maledicono.
    UOMO
    Si pensava a un miracolo economico...
    M I CHELE BUON O
    Ma c’è stato?
    UOMO
    All’inizio sì, però non si è tenuto presente dell’inquinamento.
    UOMO
    Qui si sentono dei miasmi terribili, che fanno proprio venire guardi il vomito. L’aria è la base
    fondamentale per la vita delle persone.
    DON NA
    Non possiamo respirare. Con i minerali dentro casa.
    DON NA
    Se usciamo fuori dai balconi abbiamo solo terra nera.
    DON NA
    Siamo obbligati a stare qua.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Vi ricordate il pecorino dell’inizio, quello pieno di diossina?
    A LESSAN DRO M ARESCOTTI – P RESI DENTE A SSOCI A ZI ON E P EA CELI N K
    Quando siamo andati a prender questo pezzo di formaggio dal pastore abbiamo notato che era
    sulla sedia a rotelle. Siamo poi ritornati e abbiamo scoperto che era morto di cancro, aveva un
    tumore al cervello. Lui mangiava in genere il pecorino che produceva lui. Noi abbiamo un
    territorio che non è più pascolabile.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Dopo l’analisi del formaggio e la morte del pastore a Taranto si è vietato il pascolo in un raggio
    di 20 km e sono stati abbattuti capi di bestiame.
    M I CHELE BUON O
    Non c’è più niente?
    VI N CEN ZO FORNARO
    Non c’è più niente. Ci hanno svuotato tutto.
    M I CHELE BUON O
    Quanti erano?
    VI N CEN ZO FORNARO
    1200 capi in tutto nella zona. Qua si lavorava. C’era da mangiare per parecchie famiglie.
    M I CHELE BUON O
    E adesso?
    VI N CEN ZO FORNARO
    E adesso sono tre anni che stiamo guardando la luna.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Questo per quanto riguarda le pecore. E per il latte materno? I cittadini di Taranto per vederci
    più chiaro si sono pagati un’analisi di tasca propria.
    FA BI O MA TA CCHI ERA – FON DO AN TI DI OSSI NA TA RA NTO
    Grazie all’Università di Venezia e una equipe specializzata sono in corso, ma già stiamo avendo
    dei risultati, le analisi sul grasso sul latte materno delle donne tarantine. Fino adesso abbiamo
    avuto un dato particolare di circa 40 picogrammi di diossina epcb su grammo di grasso. Se
    vogliamo fare un raffronto tra il latte vaccino e il latte che noi beviamo.
    M I CHELE BUON O
    Qual è la soglia?
    FA BI O MA TA CCHI ERA
    La soglia è di sei, oltre quel limite il latte deve essere distrutto.
    A NNAMA RI A M OSCHETTI – A SS. CULTURA LE P EDI A TRI P UGLI A E BA SI LI CA TA
    Queste sostanze possono dare un danno, trasmesso dai gameti, un danno sull’embrione, un
    danno sul bambino. Quindi esiste un danno genotossico
    e quindi può essere più facilmente
    prono ad avere un cancro successivamente perché non sa difendersi.
    M I CHELE BUON O
    E questa modificazione genetica si trasmette poi alle generazioni successive, ancora?
    A NNAMA RI A M OSCHETTI – A SS. CULTURA LE P EDI A TRI P UGLI A E BA SI LI CA TA
    Sì, può essere transgenerazionale.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Non è solo una storia di diossina a Taranto. Dalle combustioni della zona industriale si libera
    un’altra sostanza: il benzopirene.
    FEDERI CO VALERI O – CHI M I CO AM BI ENTALE
    Una sostanza con riconosciuto effetto cancerogeno per l’uomo. Questo è ormai un dato
    sicuramente accertato dall’Agenzia per la ricerca sul cancro di Lione. A livello molecolare una
    singola molecola può alterare il DNA e quindi avviare il meccanismo poi di sviluppo di
    neoplasie. Non viene riconosciuta una soglia al di sotto della quale il rischio è nullo.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Comunque il limite di emissione è di un nanogrammo per m3 per anno ma a Taranto si sfora.
    GI ORGI O A SSENN ATO – DI RETTORE GENERA LE A RP A P UGLI A
    Negli ultimi due anni, cioè nel 20092008
    la concentrazione è stata intorno all’1,3 nanogrammi
    per m3, quest’anno stiamo osservando un aumento.
    M I CHELE BUON O
    Ma secondo voi chi è il responsabile? Lì c’è la Cementir, c’è l’Agip e c’è l’Ilva.
    GI ORGI O A SSENN ATO – DI RETTORE GENERA LE A RP A P UGLI A
    Per quanto riguarda il benzopirene non ci sono dubbi. La cocheria rappresenta certamente la
    sorgente principale del benzopirene che si riscontra nell’aria.
    M I CHELE BUON O
    Essendo il benzopirene prodotto anche dalle sigarette, i bambini esposti all’emissione di
    benzopirene è come se fumassero quante sigarette?
    FEDERI CO VALERI O CHIM
    I CO AMBI ENTALE
    È come se fumassero qualche sigaretta la giorno.
    M I CHELE BUON O
    Quindi un migliaio di sigarette l’anno.
    FEDERI CO VALERI O CHIM
    I CO AMBI ENTALE
    Sì.
    A LESSAN DRO M ARESCOTTI – P RESI DENTE A SSOCI A ZI ON E P EA CELI N K
    Se poi andiamo a calcolare anche gli altri idrocarburi policiclici aromatici che si accompagnano
    al benzopirene, possiamo valutare in 25002800
    le sigarette che un bambino del quartiere
    Tamburi respira in un anno.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Si sarebbe potuto attenuare l’effetto del benzopirene ma il Governo con un decreto legislativo,
    votato nel mese di agosto del 2010, ha posticipato l’obbligo dei limiti di emissione e se ne
    riparlerà alla fine del 2012.
    P I ERO M OTTOLESE – EX OP ERA I O I LVA TARAN TO
    Non possiamo aspettare che il benzopirene si porti ai valori di qualità nel 2012. I malati sono
    incazzati, i malati...
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    Intanto i bambini continueranno a fumare sigarette e gli altri inquinanti continueranno a
    depositarsi sui terreni e nel mare distruggendoli, giorno dopo giorno, un pezzettino per volta.
    Agenzia della Regione Puglia per la protezione dell’ambiente.
    M I CHELE BUON O
    Quanto mare abbiamo perduto?
    M ASSIM O BLONDA – DI RETTORE SCI ENTI FI CO ARP A P UGLI A
    L’area del Mar Piccolo è un’area che ha subito parecchie aggressioni.
    M I CHELE BUON O
    È recuperabile?
    M ASSIM O BLONDA – DI RETTORE SCI ENTI FI CO ARP A P UGLI A
    Io temo di no.
    M I CHELE BUON O
    Perché?
    M ASSIM O BLONDA – DI RETTORE SCI ENTI FI CO ARP A P UGLI A
    Perché la vastità dell’inquinamento e la tipologia della matrice inquinata, il sedimento, rendono
    molto difficili opere di bonifica.
    M I CHELE BUON O FUORI CAMP O
    E nel decreto che sposta al 2013 gli interventi sulle emissioni di benzopirene c’è scritto “misure
    che non comportano costi sproporzionati”. Il che vorrebbe dire che se gli interventi sono troppo
    costosi non si fa niente?
    M ASSIM O BLONDA – DI RETTORE SCI ENTI FI CO ARP A P UGLI A
    Questo concetto è in tutta la normativa ambientale comunitaria e internazionale, a costi
    sostenibili. Troverà sempre questa definizione. A costi sopportabili, a costi accertabili.

    MICHELE BUONO
    Per chi? Sopportabili per chi?

    MASSIMO BLONDA – DIRETTORE SCIENTIFICO ARPA PUGLIA
    Eh, chiaramente per chi ha l’onere di dover eseguire, di dover rispettare il limite.

    MICHELE BUONO
    A fronte di un certo numero di morti, di ammalati, eccetera.

    MASSIMO BLONDA
    Lei che domande mi fa... siamo in una cultura, in un, come devo dire, in un pensiero unico che
    vede nel capitalismo l’unica possibile, come devo dire, organizzazione socioeconomica.

    MICHELE BUONO
    No, perché...

    MASSIMO BLONDA – DIRETTORE SCIENTIFICO ARPA PUGLIA
    Non vedo perché il criterio economico non debba essere rilevante.

    MICHELE BUONO
    Per capire di chi sono i vantaggi e gli svantaggi. Cioè, per esempio, ha mai visto un’azienda
    che ha messo i soldi della bonifica?

    MASSIMO BLONDA – DIRETTORE SCIENTIFICO ARPA PUGLIA
    In genere quello che noi ci troviamo a dover bonificare è frutto dell’inquinamento di venti,
    trent’anni fa. E quei soggetti che hanno inquinato non ci sono più.

    MICHELE BUONO
    Quindi le esternalità negative dell’attività industriale...

    MASSIMO BLONDA – DIRETTORE SCIENTIFICO ARPA PUGLIA
    Tendenzialmente ricadono sul pubblico, purtroppo.

    MICHELE BUONO
    L’azienda avrà avuto dei profitti?

    MASSIMO BLONDA – DIRETTORE SCIENTIFICO ARPA PUGLIA
    Eh, ma quelli saranno già in ville, appartamenti...

    MICHELE BUONO
    Però, nel frattempo le persone che inalano benzopirene? Entrano nella statistica.

    MASSIMO BLONDA – DIRETTORE SCIENTIFICO ARPA PUGLIA
    Entrano nella statistica

    UOMO
    Questo signore che abita in questa palazzina che adesso vedete è morto di tumore. Qui è l’ex
    casa di mio suocero ed è morto di tumore. Qua c’è una famiglia che è morta di tumore.

    MICHELE BUONO FUORI CAMPO
    O dentro o fuori il sistema alla fine non cambia nulla, perché secondo il professore Bauman, la
    nostra condizione esistenziale oscilla tra Il Grande Fratello Fase 1 e il Grande Fratello Fase 2?

    ZYGMUNT BAUMAN SOCIOLOGO
    Il grande fratello esercitava la sua sorveglianza per tenere le persone al proprio posto. Per
    evitare che si muovessero, che facessero scherzi o sorprese ai padroni. Devi stare dentro un
    sistema e non ti è permesso di uscire. La preoccupazione maggiore del nuovo grande fratello, il
    numero due, è di tenere fuori la gente indesiderata.

    REPERTORIO TV
    Il concorrente che deve abbandonare immediatamente la casa del Grande Fratello è...Nicola.

    ZYGMUNT BAUMAN SOCIOLOGO
    Alla fine, ci raccontano sempre la stessa storia: che nessuno, tranne qualche isolato vincitore,
    è davvero indispensabile; che un essere umano è di qualche utilità per altri esseri umani
    soltanto a condizione di poter essere sfruttato a loro vantaggio. Che la pattumiera,
    destinazione ultima degli esclusi, è la prospettiva naturale per coloro che non si adeguano più.
    Si può passare soltanto dalla sfera di un Grande Fratello al regno dell’altro. La scelta fra
    restare in riga ed essere rifiutati. Sulla soglia di un nuovo secolo, il grande interrogativo è se il
    gioco dell’inclusione/esclusione sia l’unica forma che il nostro mondo può assumere.

    MILENA GABANELLI IN STUDIO
    Siccome siamo parte della storia non è detto che per forza dobbiamo stare dentro o fuori il
    sistema. Abbiamo visto tanti segnali che riaprono l’avventura umana anziché andare verso
    l’alternativa unica. Un’alternativa unica che invece è quella che ci scrive il Gruppo Riva che ha
    comprato l’Ilva di Taranto 15 anni fa: “Lottiamo per la salvaguardia del posto di lavoro dei
    nostri 11.000 operai, della loro sicurezza e del loro benessere. L’Ilva rappresenta il 75% del
    PIL di Taranto ed elargisce più di 250 milioni di euro l’anno di stipendi. Forse non è il
    benessere di cui parlano Latouche e Bauman ma è un benessere reale e concreto”. Alberto
    Cattaneo – Comunicazione del Gruppo Riva.

    Edited by [email protected] - 16/12/2010, 14:34
     
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  2. MarcusDuSautoy
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    User deleted


    E' un ottimo servizio e pienamente condivisibile, come tutti quelli della Gabanelli.
    Non riesco a trovare il passaggio dove parla di "moneta debito" però... è una tua libera interpretazione o cosa?
     
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  3.     Like  
     
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    User deleted


    A livello mondiale abbiamo un trend di debiti in continua crescita. Il privato per rincorrere il tenore di vità sempre più elevato suggerito dalle pubblicità ricorre al credito bancario ed impegna una parte sempre più consistente del suo reddito per restituire a rate capitale più interessi. I politici degli stati di ogni parte del mondo per accattivarsi le simpatie dei propri elettori spendono più di quello che sarebbe consentito dalle entrate fiscali e generano debiti di stato. Le banche trasformano questi debiti in moneta.
    La moneta debito è un modello, uno schema di comportamento. Il debito garantisce il valore della moneta. Il debito permette sviluppo economico.
    La nostra economia, basata sul debito stesso, ne riflette i difetti: poichè il debito è potenzialmente illimitato gli economisti confidano in una sviluppo economico illimitato.
    I Paesi occidentali ormai vivono addirittura a credito nei confronti delle risorse naturali. Come si afferma nel servizio:

    Londra. New Economics Foundation. E’ qui che è stato ideato l’”overshoot day”, il giorno in cui
    il nostro pianeta comincia a vivere a credito. Le risorse naturali sono il capitale e l’idea è quella
    di calcolare il consumo per anno rispetto alla capacità di rigenerarsi. Nel 2010 abbiamo
    esaurito il capitale il 21 agosto. A partire da quel giorno stiamo vivendo a credito. Nel 2008 il
    debito è cominciato a settembre, a ottobre nel 2006 e vent’anni prima ce la facevamo ad
    arrivare alla fine di dicembre.



    Il debito è diventato il paradigma di ogni sviluppo, la soluzione di ogni problema. In realtà è solo un ponte che ci permetterà in anticipo di tuffarci nella catastrofe.
    L'abbandono della convertibilità in oro della moneta nasce proprio dall'esigenza di ancorarsi a qualche cosa di "valore" che potesse garantire uno sviluppo economico continuo. Il debito anche in quel caso fu la soluzione.
    La teorizzazione di uno sviluppo economico illimitato ha richiesto di utilizzare per alimentare il motore di tale sviluppo la nascita della moneta debito. Nulla in natura avrebbe potuto garantire le caratteristiche che tale teorizzazione dello sviluppo determina nella moneta: in primis l'essere slegata da qualsiasi limite di produzione.
    L'economia a sviluppo illimitato necessita di quantitativi sempre crescenti di monetà? Nessun problema le banche possono erogare sempre più crediti e da questi è sempre possibile generare nuova liquidità.
    Abbiamo una economia mondiale in cui si era assistito sino a pochi anni fa ad una accellerazione contemporanea di tre fattori: sviluppo economico, crescita del debito, crescita della massa monetaria. Gli ultimi due hanno addirittura una relazione diretta: in cui la massa monetaria è minore od uguale al debito.
    Siamo vicini al collasso del sistema e l'avvicinarsi all' esaurimento delle risorse naturali deve suggerisce di abbandonarlo.
    Si deve iniziare a ragionare in termini di decrescita economica sino a giungere ad una condizione di equilibrio, ad una condizione di sviluppo ecosostenibile. In futuro non sarà più pensabile di pagare i debiti con un maggior consumo di risorse. I debiti si dovranno stabilizzare e con essi si stabilizzerà la produzione di moneta.
    La produzione di monetà potrà essere ancora a debito ma perderà certamente l'attributo della crescita infinita.
    Con debiti limitati avremo una moneta nuova, più stabile. Se invece non si stabilizzeranno i debiti avremo l'inverso cioè un quantitativo esorbitante di moneta per comprare un quantitativo sempre minore di risorse. Sarà la fine della moneta debito... non varrà più nulla!
     
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2 replies since 14/12/2010, 01:05   425 views
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