Adusbef denuncia Bankitalia per "concorso in usura"

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  1. Bankster887
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    Dopo la sentenza della Cassazione secondo cui anche la commissione di massimo scoperto deve entrare nel calcolo del tasso l'associazione coinvolge Via Nazionale che con una circolare di 13 anni (ai tempi di Fazio) fa aveva stabilito il contrario

    Adusbef denuncia Bankitalia
    per "concorso in usura"
    di BARBARA ARDU'

    Adusbef denuncia Bankitalia per "concorso in usura"
    ROMA - I consumatori dell'Adusbef denunciano la Banca d'Italia per concorso nel reato d'usura. Quasi una rivincita, che arriva a distanza di tredici anni. Sotto accusa è la circolare che Via Nazionale, all'epoca guidata da Antonio Fazio, emanò a tempo di record per escludere dal calcolo dei tassi "soglia" (il limite tra normale prestito e usura) la commissione di massimo scoperto. Commissione che negli anni lievitò a dismisura, appesantendo il costo del credito per famiglie e imprese. Era legittima quella circolare? No, secondo i supremi giudici della II Sezione penale della Cassazione, che il 19 febbraio hanno stabilito che la commissione di massimo scoperto (rimasta in vita fino a poco tempo fa), entra nel calcolo del tasso usurario. Limpide le motivazioni: in tema di usura a dettare legge è il codice penale che nel calcolo del tasso fa rientrare tutte le spese, commissione di massimo scoperto compresa. Tant'è, fanno osservano i giudici nelle motivazioni della sentenza, che la Banca d'Italia ultimamente (con l'attuale governatore Mario Draghi) ha rivisto le disposizioni sul costo del credito includendo tutte le spese.

    "Per 13 lunghi anni - è il commento di Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef e senatore Idv, che ha presentato le denunce in dieci procure della Repubblica - gli imprendiotri strozzati dagli alti tassi di interesse non hanno potuto far valere le proprie ragioni in giudizio perché se anche i tassi eccedevano quelli soglia stabiliti dal codice penale, trovavano ostacolo nella circolare della Banca d'Italia".

    La Cassazione ha rimesso dritta la barra e ridà speranza a quanti ancora attendono una sentenza che in tempi di crisi può significare anche chiudere o no un'azienda, magari licenziando. "Gli imprenditori vittime di usura oltre ad aver diritto al rimborso dalle singole aziende di credito - aggiunge Lanutti - si potranno costituire parte civile contro le banche e contro Bankitalia".


    Soddisfatte le associazioni dei consumatori, ma anche chi, negli anni, si è battuto contro le disposizioni di Via nazionale. "È una sentenza storica e una vittoria delle imprese - ha commentato Umberto De Rose, presidente degli industriali calabresi - che fa giustizia anche delle numerose battaglie che la Confindustria locale ha condotto sul costo del credito". Già nel 2007 De Rose aveva scritto al governatore Draghi sottoponendogli il problema e ora prepara i suoi associati ad avviare richieste risarcitorie di quanto pagato in più in termini di tasso d'interesse.

    "Credo che questa sentenza sia una pagina storica, non completa ancora, ma mette in chiaro molte cose, al Sud in particolare, dove il costo del credito è il più alto in Italia e dunque in Europa", è il commento di Antonino De Masi, l'imprenditore reggino che ha denunciato per usura alcuni istituti di credito. La partita, che secondo i consumatori mette sul piatto più o meno 181,9 miliardi di euro, è iniziata. E finisce per coinvolgere anche Via Nazionale

    http://www.repubblica.it/economia/2010/04/..._usura-3575499/
     
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  2. 47born
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    Una volta tanto posti un articolo che ha un senso, almeno per me.
    Se bankitalia ha sbagliato deve pagare, ma chi è bankitalia? lo Stato. Per cui perderemo un po' tutti, a favore di chi ha pagato troppi interessi in quegli anni.
    Insomma i soldi dei danni, se verranno accertati e se bankitalia perderà la causa, usciranno dalle tasche nostre!
    Forza Adusbef.. anche se: "E io pago.."
     
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  3. maria gabriella
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    Usura: denunciata la Banca d'Italia.

    CATANZARO - Non ha paura di niente Nino De Masi. E forte di quanto riscontrato anche dall’Authority per il libero mercato e la concorrenza, ha deciso di muovere guerra alla stessa Banca d’Italia, con una querela dalle accuse pesanti, Spiega l’imprenditore calabrese che a seguito delle vicende che hanno interessato il Gruppo De Masi nei rapporti con le Banche ed in considerazione del comportamento anomalo della Banca d’Italia, è stata presentata una dettagliata denuncia-querela nei confronti della stessa per una serie di gravissimi reati (omessa vigilanza del sistema creditizio, concorso in usura, in riciclaggio, in falso in bilancio, in appropriazione indebita, in truffa, oltre che per turbativa del libero mercato, mancata applicazione della L.231/01 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche, per aver avallato un comportamento illegale da parte di un perito da essa stessa indicato, per concorso in estorsione, per aver permesso le segnalazioni eseguite dagli intermediari bancari, frutto di false attestazioni dei propri funzionari).

    «Tutti fatti scaturenti - scrive De Masi - dal comportamento assunto dalla stessa e dagli accertamenti eseguiti nel processo di appello a carico di, Marchiorello, Geronzi, Abete ed altri, pendente dinanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria. Inquietante la posizione del Ctu D’Acunto, indicato dalla predetta Banca d’Italia, che non solo ha commesso errori procedurali, impedendo ai Ctp di partecipare alle operazioni peritali, ma ha affermato la inesistenza della usura, pur dinanzi ad una sentenza del Tribunale di Palmi, passata su tale capo in giudicato, che afferma cosa totalmente diversa».

    «In tale contesto - continua De Masi - ove risulta palesemente la immedesimazione della Banca d’Italia rispetto alle sorti delle parti del processo, conseguenza, probabilmente, della costituzione dell’assetto patrimoniale, essendo il capitale di questa composto dalle medesime banche private, ed in totale assenza di elementi che possano rappresentare un’azione positiva di vigilanza e contrasto della medesima Banca d’Italia rispetto al comportamento ripetuto assunto dalle banche private, il Gruppo De Masi ha ritenuto che il pentolone andava scoperchiato, con assunzione di responsabilità da parte di tutti coloro che hanno realizzato, causato o consentito l’azione illecita delle banche nei confronti dei cittadini ignari ed, in particolare, di quelli del Sud e della Calabria».

    L’usura ha proseguito in Calabria il suo percorso e la Banca d’Italia che avrebbe dovuto vigilare non è, certamente, intervenuta con la trasparenza e l'incisività necessaria, osserva De Masi. Quanto emerso nel procedimento penale, brillantemente e serenamente, condotto dalla Corte di appello di Reggio Calabria, e quanto emergente da altre indagini hanno consentito di poter acclarare una situazione anomala che qui di seguito, brevemente, si evidenzia:

    «a) una sentenza del Tribunale di Palmi ha affermato che diverse banche hanno praticato l’usura nei confronti delle aziende del Gruppo De Masi e che i sistemi di controllo non hanno funzionato;
    b) una nota della Polizia Tributaria di Matera del 27.04.09 ha affermato che i software delle banche per il controllo dei tassi di interesse sono manipolati;
    c) il sistema bancario italiano pratica il più alto costo dei servizi bancari d’Europa, specialmente nel meridione ed in Calabria;
    d) in una nota del sindacato dei lavoratori bancari (Fabi) si afferma che le ingenti perdite della banche sono state compensate dalle "4 manovre sui tassi e sulle spese", asserendo, inoltre, "che sarà compito dei colleghi evitare che i clienti chiudano i conti e chiedano il rimborso";
    e) nelle assemblee di approvazione dei bilanci delle banche, con verbale notarile, sono riportate affermazioni di soci che parlano di "bilanci falsi" "tassi e spese usurarie" ed "attività di riciclaggio";
    f) l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (Antitrust) ha, come anche la CONSOB, emesso molti provvedimenti sanzionatori contro le banche e ha provveduto, con l’indagine conoscitiva IC36, a denunciare la presenza di un cartello bancario che priva il mercato dalla libera concorrenza;
    g) la stessa Autorità Garante, con lettera del 16.04.2010 evidenzia a Banca d’Italia come, da indagini effettuate, in alcune regioni, come la Calabria, risultano applicati tassi di interessi superiori al 20% (a cui va aggiunta la CMS). Affermazione questa che da sola certifica l’illegalità del comportamento delle banche, senza alcun intervento decisivo da parte della Banca d’Italia. Fatti, questi, gravissimi che sono stati, finora, ignorati e che non possono, sicuramente, essere oltre tollerati».

    da Il Domani della Calabria



    www.azioneetradizione.it/news.asp?id=813




     
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2 replies since 14/7/2010, 13:44   466 views
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